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Aggiornato: 10 maggio 2025
GRANCHIO. Certo che bevendo non mi bevo i comandamenti del padrone, né voi per farmi avanzar tempo mi faceste bere una voltarella, come è mio costume, prima che mi parta dall'osteria; e io poco me ne curai, pensandomi che questo medico ne avesse ricevuto con un banchetto da imperadore.
Orsú, me n'andrò ratto a Salerno per trovar Lampridio e gli darò la lettera, che per mancia non mi mancherá un banchetto da imperadore. LAMPRIDIO innamorato, PROTODIDASCALO suo precettore. LAMPRIDIO. Ecco pur veggio quell'ora, che per troppo desiderarla mai non parea che venisse. Quanto pensi, o Protodidascalo precettore, mi sia dolce Napoli?
Quiv’ era storïata l’alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i’ dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l’aguglie ne l’oro sovr’ essi in vista al vento si movieno.
E perciò dice l'autore che egli andò «sensibilmente». De' quali ciascun fu da molto, e ciascun si potrebbe dire essere stato fondatore della imperial dignitá; percioché, quantunque Cesare non fosse imperadore, egli fu dettatore perpetuo, e fu il primo, dopo i re cacciati di Roma, il quale recò nelle sue mani violentemente tutto il governo della republica.
Inno d'amore e di compianto al giusto, Al giusto denigrato! Ebelin, fido Campion del magno Ottone e consigliero, Colui che al generoso Imperadore Verit
«Leva la testa e fa che t’assicuri: che ciò che vien qua sù del mortal mondo, convien ch’ai nostri raggi si maturi». Questo conforto del foco secondo mi venne; ond’ io leväi li occhi a’ monti che li ’ncurvaron pria col troppo pondo. «Poi che per grazia vuol che tu t’affronti lo nostro Imperadore, anzi la morte, ne l’aula più secreta co’ suoi conti,
E poi fu moglie d'alcuno nipote di Cesare nominato Marcantonio, il quale essendo dallo imperadore Ottaviano cacciato per mare, finalmente fu morto. Per lo quale dolore ella simigliantemente fuggiendo, due velenosi serpenti al petto si pose, da' quali così la morte innamorata prese. Elena vidi per cui tanto reo Tempo si volse e vidi il grande Achille Che con amore alfine combatteo
Del quale, come che alquanti e figliuoli e nepoti e de' nepoti figliuoli discendessero, regnante Federigo secondo imperadore, uno ne nacque, il quale dal suo avolo nominato fu Alighieri, piú per colui di cui fu padre che per sé chiaro. Questi nella sua donna generò colui del quale dee essere il futuro sermone.
Il luogo di Frassineto serba incerte e guerresche tradizioni intorno a queste orde di miscredenti. Negli Annali d'Italia il Muratori cita all'anno DCCCXXXIII Frodoardo cronista (in Ch. T. II Rer. Franc. Du-Chesne): i Saraceni abitanti in Frassineto meatus Alpium occupant, atque vicina quaeque depraedantur. All'anno DCCCCXL Frodoardo ancora dice che "una gran brigata d'Inglesi e Franzesi, incamminata per devozione a Roma, fu costretta a tornarsene indietro, occisis corum nonnullis a Saracenis. Nec potuti Alpes transire propter Saracenos, qui Vicum Monasterii Sancti Mauritii occupaverunt. Se qui è indicato il Monastero Agaunense di S. Maurizio ne' Vallesi, avevano dilatato ben lungi quegli Infedeli assassini di strada il loro potere". Segue ancora il Muratori, all'anno DCCCCXLI: "Circa questi tempi più che mai infierivano i Saraceni abitanti in Frassineto ai confini dell'Italia e della Provenza (Liut., lib. 5, n. 4). Studiava il Re Ugo la maniera di snidare quei crudeli masnadieri, e conoscendo di mancargli le forze per mare, giacchè in quei tempi gli Imperatori e Re d'Italia poco attendevano ad avere armate navali, prese la risoluzione d'inviare ambasciatori a Costantino e Romano Imperadori de' Greci, per pregarli di volere a lui somministrare una competente flotta di navi con fuoco greco, acciocché mentr'egli per terra andasse ad assalir quei barbari ne' loro siti alpestri, esse incendiassero i legni dei mori, ed impedissero, che non venisse loro soccorso dalla Spagna." E Frodoardo ancora, all'anno DCCCCXLII: Idem vero Rex Hugo Saracenos de Fraxinedo eorum munitione desperdere conabatur. Osserva il Muratori: "Pertanto dovrebbe appartenere all'anno presente ciò che scrive Liutprando (lib. 50, n. 5). Cioè che avendo Romano Imperadore inviato uno stuolo di navi a requisizione del Re Ugo, questi le incamminò per mare a Frassineto. L'arrivo d'esse col
Quiv'era storiata l'alta gloria del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i' dico di Traiano imperadore; e una vedovella li era al freno, di lagrime atteggiata e di dolore. Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l'aguglie ne l'oro sovr'essi in vista al vento si movieno.
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