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Aveva conosciuto Giuliano giovinetto, se non di persona, almeno di fama, ed aveva come tanti altri, riposte le sue speranze in lui. Era, dunque, naturale ch’egli salutasse, con vero entusiasmo, l’astro del nuovo imperatore, appena sorto sull’orizzonte, ed approvasse ed aiutasse, con tutta l’anima, la sua impresa di restaurazione ellenica. Ed è pur naturale che l’improvvisa caduta di tante speranze lo gittasse in una profonda desolazione. Di questi suoi sentimenti di gioia e di dolore Libanio ci lasciò l’eloquente espressione in sette discorsi, di cui quattro scritti durante il breve regno di Giuliano. Due di questi, il Saluto, pronunciato all’entrata di Giuliano in Antiochia, e l’altro All’imperatore console, scritto in occasione del consolato di Giuliano, sono inni di gioia per l’inaugurazione della nuova primavera ellenica, voluta dal geniale imperatore. Altri due di quei discorsi, l’Ambasciata e il Discorso dell’ira, sono destinati a riconciliare l’irritato Giuliano con la frivola e frondeuse Antiochia. Due altri, Il Lamento solitario e la Necrologia, sono gridi di dolore per la morte dell’eroe. La Necrologia è una vera storia di Giuliano. Il piangente Libanio narra lungamente tutta la vita dell’imperatore. È un documento fondamentale per chi voglia studiare Giuliano ed il suo tempo. Il discorso Della vendetta fu scritto sedici anni dopo la morte di Giuliano, e diretto all’imperatore Teodosio, quando questi fu chiamato da Graziano ad assumere l’impero d’Oriente. Libanio, completamente illuso sulle tendenze del giovane e sconosciuto Teodosio, lo eccita a vendicare Giuliano, come solo mezzo per indurre gli Dei a fermare il corso delle calamit

Mi sono illuso. Chiamatemi pure imbecille... me accettante e stipulante, mi sono illuso, non sul conto delle mie seduzioni, ma sulla verit

Ma ormai, un nero presentimento mi ripete che io mi sono illuso, e perciò la mia pace sará irreparabilmente perduta! E se mai qualche estraneo, per suo mal'animo avversasse l'armonia Celeste del mio cuore innocente, ditegli Voi, che «Chi ferisce di spada perisce di spadaSempre V.^o ALFREDO.

Crede dunque che io sia un illuso? Che il fatto della mia invisibilit

Anche la calma dei testimoni lo aveva illuso; i testimoni sono sempre sereni, essi non hanno nulla da perdere, l'onore, la vita, i maccheroni. Ed essi dovettero rispondergli: Dottore carissimo, non si tratta di scherzi, ma di pura verit

Se nella solitudine Dove ti sei rinchiuso È giunto qualche cantico Di giovinetto illuso. Se un impudente o un ebete Parlando in metro oscuro S'imbranca colle vecchie Che dicono il futuro; Deh!.... non armar la cetera Colla mordente corda! Carni di imbelli vittime Il verso tuo non morda! Frena, romito Antonio, La beffarda parola; Non dir che pochi stolidi Son la moderna scuola!

Se ci sentissero, riderebbero per bene alle nostre spalle, osservò il Suardi che passava per lo sguaiato e il cinico della redazione, ed era in fondo il più ingenuo e il più illuso fra i suoi colleghi.

La cacciata degli stranieri diede novella virtù ai Saluzzesi; le discordie civili scemarono, e s'estinse a que' giorni con Roberto la gloria della fatale casa d'Angiò, che aveva cotanto illuso ed insanguinato l'Italia.

Quand'essa fu rinvenuta, respinse le attenzioni di Valancourt, e gli domandò, con aria di malcontento, qual fosse il soggetto della sua visita. «Ah! Emiliadisse Valancourt, «queste parole, questo disprezzo... Gran Dio! Mi sono illuso. Allorchè mi privaste della vostra stima, voi avete dunque cessato di amarmi?

11 febbrajo. Povero illuso! Aspetto ancora una lettera! Comme une étoile dans la nuit! 14 febbrajo. Una lettera di Lidia! Che spavento! Ella è infelice e si confida in me. Vuole consolazioni da me? Che le dirò? Che posso fare? È giunto il momento che in sei anni ho sospirato. Essa è libera, è infelice, è povera, e si volge a me. Ed io? Ella mi ama! sar