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Aggiornato: 13 giugno 2025
TRASIMACO. Troppa ingiuria fai tu alla mia liberalitá, ché sai che non tengo le mani chiuse, quando bisogna. Portami la risposta e vieni a mangiar meco, ch'io fra tanto farò porre in ordine e arò protezion del tuo ventre. GULONE. E io fra tanto porrò in ordine l'appetito. TRASIMACO. Vuoi che ci sia della lacrima? GULONE. Della lacrimissima. TRASIMACO. Del greco? GULONE. Del grechissimo.
GULONE. La tavola ben acconcia è il mio steccato, dove, con uno glorioso appetito e animosissimo ventre, mi riduco assai volentieri a scaramucciare e menar le mani. TRASIMACO. Non piú, ché ragionando di mangiare non finiresti tutto oggi. Hai conchiuse queste benedette nozze?
GULONE. Non odo, ché le budelle fanno tanto rumore che m'impediscono l'udire. TRASIMACO. Non mi promettesti iersera darmi la risoluzione del matrimonio?
TRASIMACO. L'hai detto che son un Rodomonte, un Alessandro Magno de' nostri tempi? non rispondi, furfante? GULONE. Non posso far ragionamenti, per la gola secca che ho. TRASIMACO. Tu a me menti per la gola? Mira a che pericolo ti poni. GULONE. Dico che, per la gola secca che ho, non posso formar ragionamenti. TRASIMACO. In somma hai conchiuso le nozze?
GULONE. Son pigro, secondo il tuo desiderio; ma presto, secondo il mio: a chi desia non si fa cosa con tanta prestezza, che non paia tarda. Dice che, volendola senza dote, venghi a sposarla. TRASIMACO. Ti ringrazio della nuova. GULONE. Che pensi col ringraziamento avermi pagato, come se m'entrasse in corpo e me cavasse la fame e la sete? Troppa ingiuria fai tu al mio ventre.
GULONE. Cinquanta bastonate piú o meno poco importa. TRINCA. Farti romper la testa e sfreggiarti il volto. GULONE. Facciami quel che vuole, gli sarò sempre amico e non mi allontanarò dalla sua tavola. TRINCA. Farti ligar in una camera terrena:...
E il peggio è, che hai detto mal di lui al capitano... GULONE. Possa digiunar un mese, se è vero. TRINCA. Giurane su questa orecchia d'asino! GULONE. Ho sempre dubitato che fussi un asino; ma or che me ne mostri l'orecchio, ti stimerò tale da oggi avanti.
TRINCA. Eccolo che viene: o che portamento bizarro! TRASIMACO. O che portamento da bestia. Sará ben che m'allontani io. TRASIMACO. Fai da savio pòrti al sicuro. Ben venuto il poltrone. GULONE. Ben trovato il poltronissimo. TRASIMACO. La mala ventura ti ci ha condotto, ché ti ammazzi. GULONE. Sí, pidocchi, come sei uso. TRINCA. Capitano, ti vuoi uccider con Gulone? TRASIMACO. Sí, bene.
GULONE. È vero che l'ho promesso; ma, venendo a casa vostra, mi incontrò un amico, mi portò a casa sua, e mi diè a ber vini tanto grandi e fumosi, che m'empirono lo stomaco e il capo di fumi, che non vedeva la via per tornare, e fu bisogno dormir a casa sua. TRASIMACO. Affogaggine! Mancar della promessa non è ufficio d'infame?
PARDO. E a te dia Dio il malanno e la mala pasqua. GULONE. Par che siate adirato meco. PARDO. Toglimiti dinanzi, che mi vien voglia farti cader da bocca cotesti tuoi denti. GULONE. Poca offesa t'han fatto sempre i denti miei. PARDO. Me l'ha fatta la tua lingua. GULONE. La mia lingua v'ha sempre lodato. PARDO. Le lodi ch'escono dalla lingua di un par tuo, son vergogne degli uomini da bene.
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