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"Voi mi date la baia: da quando in qua ci sono giudici cani?" "Anche di fico si fecero i Numi; perchè da un cane non può ricavarsene un giudice? Or su via, ad ogni modo tu hai da sedere giudice tra noi." "O signore, come volete voi che io vi giudichi, se la fame mi toglie il vedere?" "Noi ti pagheremo la sportula, e tu ti sazierai." "Allora dite, e presto."

Nel dubbio, non spetta ai confessori il decidere su ciò che devono fare coloro a cui è commessa la trattazione di pubblici e difficili affari come sarebbero i giudici, i magistrati, i comandanti d'escrcito, re, ministri, ecc. Nel Trattato dei Contratti, t. 6, p. 316, IV ediz. alla parola Locazione, si discute se sia permesso appigionare locale alle meretrici. ARTICOLO II. Dello stupro.

TESMOTETA. Finito?... Ah! Passeremo dunque, prima dei voti, alla recita della commedia in atti... Or quindi, o giudici, l'arringa che udiste... Li ha persuasi. Dormono. TESMOTETA. Davvero? E cade la tela.

Anche nei nostri tribunali sta scritto, che tutti sono eguali davanti alla legge; ma siccome i giudici non possono leggere quelle parole, perchè sono scritte dietro le loro spalle, non hanno l'obbligo di ricordarsene sempre. Gli uomini non sono eguali che in una cosa sola: davanti alla morte; ma anche qui, quanta differenza nel modo di morire!

Tacetevi: non vogliamo udirle, l'interruppe Gregorio. Il nostro giudice è in cielo, ed a colui solamente dobbiamo dar conto. I giudici ed i potenti della terra abbiamo sotto le suole dei nostri sandali, e li schiacciamo a guisa di fango.

Ed una parte della mazza era caduta da un lato del ceppo, l'altra dall'altro, messa in due, netta come se fosse stata di neve. I giudici applaudiscono al colpo poderoso, e la plebe grida forte: alleluia, alleluia! quasi avesse voluto adular quel signore.

Qui il libidinoso vecchio Bernardo Cabrera Conte di Modica con comico insuccesso assaliva la bella Regina Bianca di Navarra involantesi da lui verso il Castello di Solante. Qui Luca Squarcialupo assediava il Vicerè Ettore Pignatelli, e la plebe in rivolta uccideva e precipitava giù dalle finestre i giudici della Gran Corte.

AGIATO. Io dico che i dottori, i giudici, i frati virtuosi, tutti vengono alla mia insegna. FRULLA. Ed io vi dico che passan pochi giorni che qualcun di quelli che sono alloggiati allo «Specchio» non eschino fuore e non venghino a star con me. FABRIZIO. Maestro, che faremo? PEDANTE. Etiam atque etiam cogitandum.

Bravo! bravo! grida la plebe: ed i giudici stessi lodarono la sua forza che la sua destrezza. Romualdo si appoggia delle spalle allo steccato ed aspetta. Un araldo d'armi allora annunzia Pietro conte di Atenolfo, ed Astolfo figliuolo di Marino Capece di Napoli. Nel sorteggio erano dessi usciti dopo il milite.

Questi non perdono el tempo a dare i falsi giudici verso de' servi miei verso de' servi del mondo, e non si scandalizzano per veruna mormorazione per loro per altrui: cioè che verso di loro sono contenti di sostenere per lo nome mio; e quando ella è facta in altrui, la portano con compassione del proximo e non con mormorazione verso colui che e verso colui che riceve, perché l'amore loro è ordinato in me, Dio etterno, e nel proximo, e non disordinato.