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Aggiornato: 18 giugno 2025
Il chiuso fiore del tempo svolse i suoi petali. E i giorni lucenti e le notti stellate spinsero la piccola Anne-Marie di trionfo in trionfo. E le versarono flutti di mare negli occhi e flutti di sole sui capelli. Ed ella assurse fulgida come un giglio alla virginea e radiosa gioventù. Il chiuso fiore del tempo svolse i suoi petali.
Fuvvi in Siena una donzella Disposata a rio signore; Egli infida alma rubella, Ella giglio di candore. Ma il crudele omai l’aborre, Ch’altra donna in cor gli sta. In maremma abbandonata Ei la chiuse in suo castello. Attendea la fiduciata Per più lune il crudo Nello: Fu delusa in sua fidanza! Ei mai più non torner
PASQUELLA. Io voglio andare in casa, ché la padrona me aspetta. GIGLIO. E spera un pochitto! Vos teneis una gran priessa. Que teneis de azer con vostra padrona? PASQUELLA. Oh! che ti credi? Che 'l diavol mi porti, se le fanciulle d'oggi non son prima innamorate che gli abbino asciutti gli occhi e se prima non volesseno il punteruolo che l'aco. GIGLIO. Que quereis dezir? PASQUELLA. Chiachiare?
E la neve calava sul prete inginocchiato, sul montanaro che zappava, sulla vergine immota... Calava soffice, vaporosa, più morbida delle più morbide stoffe, più candida del più candido giglio. La barella se ne ricoperse; scomparivano sott'essa le esili forme... la testa, il busto... Restavano i piccoli piedi ritti, ma a poco a poco scomparvero anch'essi.
PASQUELLA. Tírate piú in qua in questo canto, ché la padrona non vegga. GIGLIO. Burlatime otra volta o no? PASQUELLA. Ben sai ch'io ti burlo. Son forse avvezza a burlare, eh? Vero, eh? GIGLIO. Hor dezite presto: que es esto? PASQUELLA. Sai? Quando noi parlavamo insieme, Isabella, la mia padrona, era venuta giú pian piano e stava nascosta accanto a me e sentiva ogni cosa.
Ma un altro grido uscito da molti cuori di donne in quel medesimo punto, distrasse dall'Albani l'attenzione degli astanti per portarla sovra la figlia del Gran Proposto. Il monosillabo affermativo partito dalla tribuna delle vergini era stato l'ultimo sospiro vitale di Fidelia. La giovinetta, nel profferirlo, era caduta nelle braccia delle amiche come un giglio reciso.
Sète tafani di sorte che o mordete o infastidite altrui; e fate come il carbone: o cuoce o tegne. V'aviam tanto pratichi oramai che guai a noi! E vi conosciamo bene, Dio grazia; e non c'è guadagno coi fatti vostri. GIGLIO. Guadagno?
T'ho aspettato in su questo uscio piú d'una mezza ora, per veder se tu ci passavi; ché 'l mio padrone non era in casa e aremmo avuto tempo di stare insieme un pezzo. GIGLIO. Rencrescime, per Dios, che ho tenuto que fazer. Mas entriamo. PASQUELLA. Ho paura che 'l padron non torni, ché ha un pezzo che andò fuora. Ma tu ti debbi esser scordata la corona, eh? GIGLIO. Non, madonna; que á qui sta.
Splendono le collane, come spire d'un favoloso rettile sopito; e paiono viventi occhi i rubini. Langue, da presso, entro la coppa un giglio in sua verginit
GIGLIO spagnuolo e PASQUELLA fante. GIGLIO. Por mia vida, que esta es la vieia biene avventurada que tiene la mas hermosa moza d'esta tierra per sua ama. Oh se le puodiesse io ablar dos parablas sin testigos! Voto a la virginidad de todos los prelatos de Roma que le hará io dar gritos como la gatta de heniero.
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