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Aggiornato: 16 maggio 2025
Mamma, mamma, non singhiozzare!... oh Signore! eccomi a te... sento mancarmi il respiro... mi si chiudono gli occhi! E ricadde sui guanciali, supina, immobile. Zelmira era morta. Tecla e Giaimo alzarono un grido disperato, e se il prete non li avesse rattenuti si sarebbero forsennati gettati sul corpo dell'amata, baciandolo per gli occhi, per la bocca, per tutto il volto.
Ma lasciarli più a lungo al dolore non volle il pievano, epperò li scosse e seco loro usci dalla stanza. Abbiate rassegnazione, amici. La poveretta è partita per luogo di gaudio. Voi Giaimo siate forte, e voi Tecla seguitela colle preci. Datevi pace e fatene omaggio al gran re.
No, Giaimo, Zelmira fra poche ore sar
E seguito dallo zio Pierio uscì all'aperto; toltosi alla vista degli affollati, ripercorse il tratto di via che separa Curcoraggio dal cimitero, e trovatine aperti i cancelli entrovvi. Giaimo, meno sbalordito del giovane, pensò chiuder le porte, e ciò fatto raggiunse il nipote, il quale s'era gi
Così il vecchio prete a Tecla, allorchè entrò nella stanza con Giaimo. La disperata donna a quelle strazianti parole diè un profondo sospiro e senza aggiunger sillaba piegò la persona e cadde genuflessa. Il montanaro imitolla, e per parecchi minuti non altro s'udì che il bisbiglio delle preci. All'orologio della chiesa suonarono allora le ventidue e il sordo rimbombo dei replicati colpi venne a morire fra le pareti della cameretta di Zelmira. La quale a quei suoni si scosse ed alzato con moto languido il capo ravvisò gl'inginocchiati ed alla madre fè cenno s'accostasse. Tecla si rizzò e con lieve passo s'avvicinò al letto della fanciulla, nel mentre Giaimo a capo chino si faceva daccanto al pievano e l'interrogava con muta ansiet
Alcune grosse lagrime gli gocciarono sulle guancie e nell'alzar gli occhi in viso alla Tecla scorgendola tutta in pianto e addolorata diede egli pure in uno scoppio di singulti, e quel ruvido ma onesto cuore fu schiantato dall'affanno. Si abbracciarono, e mentendo a sè stessi sussurrarono con voce spenta e fievole: Coraggio, Tecla! Oh sì, fatevi animo, Giaimo!
Azzo Carbonera, scortato da venti soldati, apparve infatto al cancello. Tentò aprirlo, e veduto il fuggiasco gli gridò in tuono minaccioso: Aprite alla legge. Aprite! Giammai! rispose con voce ferma Pierio, e cacciate le mani sotto la giubba ne cavò un coltello che brandì risoluto. Giaimo veduta l'arme ne gioì, e coi pugni serrati si mise a lato del nipote.
Una casa, di modesta e pulita apparenza, chiudeva verso monte la piccola piazza della chiesa, ed in quella entrarono. Giaimo, Giaimo! Così gridò un fanciullino che baloccava sulla porta, ed intanto corse incontro al genitore ed alla sorella. Il chiamato apparve: era uomo tarchiato e di atletiche forme, con barba nera e lunga, calvo, in giubba. Oh Bizco, ben tornato! E voi, nipotina?
Pierio, quasi colpito da arcano fulmine, cadde sul suolo, ma poco dopo si rizzò e gettandosi tutto doloroso sul cataletto: A che mi giova urlò essere libero? Pierio! Oh madre, oh madre!... la sventura t'ha uccisa! Pierio disse allora Giaimo Pierio, è Tecla che te lo comanda per me... giacchè sei, sta libero... salvati... piglia le montagne...
No, Giaimo, morrò qui, sulla salma della madre. Che mi cale della libert
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