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Aggiornato: 13 giugno 2025
PEDANTE. O mi Deus, ha rotta una spalla a Prisciano. Dic, quaeso, diceremus bene: «la capo»? «La» est articulus foeminini generis, «capo», mascolini; discordat in genere; bisogna dire: o «lo capo» o «la capa». GIACOCO. Giá chisso sbaría; manche se fosse no piccirillo della zizza, parla allo sproposito. PEDANTE. Io non parlo allo sproposito, se de miei detti ne farai congrua collazione.
Copritevi la testa con la cappa, ché il vento non vi faccia danno. GIACOCO. Pell'arma de vávemo, ca dici buono. Coprela bene. CAPPIO. Sta bene cosí? GIACOCO. Tu m'hai coperto l'uocchi commo si fa alli farcuni co lo cappelletto o commo alli cavalli marvasi quanno si strigliano. CAPPIO. Cosí bisogna coprire, che non offenda il vento. GIACOCO. E commo pozzo bedere la via?
GIACOCO. Tate, petate e castagne infornate. Zitto, che ti venga la pipetola; m'hai dato tante vernecalonne e vernecocche che m'hai fatto venire le petecchie.
Ca te sia data stoccata catalana alla zezza manca, ca ce capa dintro lo Castiello co l'artigliarie e onne cosa! non me ne mandare chiú de chesse giasteme, ca me fareste diventare no pizzico de cenere. CAPPIO. Oimè! GIACOCO. Oimè, ca trona: va', frate mio, ca marzo se ne trase. CAPPIO. Non sguazzaremo dunque? GIACOCO. «Né mò né mai» disse Cola da Trane.
Compráte robbe a bizeffe, mangiate ad uocchie de puorco, satorateve a pietto de cavallo, bevete a diluvio; e lassate qualche morzillo pe quanno torno. CAPPIO. Lasciatici alcun'altra cosa. GIACOCO. Guerregnao, chisto m'ha fatto la gatta: non aggio chiú spanto, porrissivo sonare le campane de gloria. CAPPIO. Qualche cosetta almeno. GIACOCO. Te', all'uocchi tuoi!
Ben sai quante volte t'ha pieno il corpo e fattoti mutar vesti come il serpe la primavera. LARDONE. Che vuoi dir per questo? CAPPIO. Giacoco, il vecchio, è gito a Posilipo alla vendemia, e noi siamo rimasti soli in casa.
GIACOCO. Batti, dico. CAPPIO. Sento i pantofoli per li gradi, che vien giú. GIACOMINO. Ben trovato, mio padre! sète venuto molto desiderato. GIACOMINO. Come a quest'ora? GIACOCO. Te lo diraggio suso, ca mò sto allancato de fatica. SPAGNOLO. Padron, dame mis alforjas, que he dejado en esta venta.
CAPPIO. Avete prese scambie: cheste stare mi ostelerie, no vostre case. GIACOCO. O ca io no so io, o chessa non è la casa mia; io no sto chiú nchisto munno, sto dintro a n'autro munno; aspetta no poco, lassame arrecordare meglio.
GIACOMINO. Ed io troppo torto farrei all'infinito tesoro delle sue qualitá, se cercasse altra dote che la sua persona: poco o nulla è la mia qualitá al suo gran merito. GIACOCO. Ti dico che ne zeppolie ssa bona dote, che è autro che bellezzetudine.
CAPPIO. Appoggiatevi al mio braccio, ch'io vi condurrò a casa; che la notte è tanto oscura che, se foste con il capo scoperto, non vedreste la via. GIACOCO. Orsú, caminiamo; mò dove siamo? CAPPIO. Ad Antuono speziale. GIACOCO. Chillo che fa le cure co lo schizzariello? CAPPIO. Signor sí.
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