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«Drengottogridò Ghino, e la sua mano ricorse al pugnale. Ma quello sciagurato, seguendo la sua trista loquacit

Voleva rispondergli Ghino, ma il Conte gli volse le spalle, e si condusse in altra stanza: guardò il guanto che gli era rimasto, vide che appena gli avrebbe coperta la met

Così favellava Carlo, insolente per arte e per natura, Un Cavaliere del séguito di Giordano, il quale teneva lo scudo traverso del petto a bello studio, affinchè meglio si vedesse, e su lo scudo mostrava il fulmine, che, cadente dalle nuvole, abbatteva una torre, col motto da man celuta scende; il nostro Ghino insomma, il quale si era fatto aggiungere all'ambasciata, e per disprezzo, od anche per iattanza (imperciocchè questa sia il pelo vano della bravura, come il timore della prudenza), portava quella insegna, onde i Cavalieri francesi riconoscessero in lui il vincitore del torneamento di Roma, mal comportando il superbo parlare esclamava: «Sire Conte, da quel valente uomo che siete, accettate la tregua, che in verit

«Amen, bel CavaliereSebbene i nostri eroi non sieno affamati quanto quelli di Omero¹ per doverli, come egli ha fatto, mettere tre volte a cena in una stessa sera, nondimeno, od ora o poi, convien pure che ce li poniamo. Ghino, imbandita la mensa, porse da lavarsi a Rogiero, ed egli ancora data acqua alle mani gli si assise di faccia.

Ghino si apprestava a consolarlo, ma egli era ricaduto in isvenimento.

Erano appena le undici e Mecheri, Ghino ed io mangiavamo delle paste in una bottega di faccia al teatro. Digione era piena di pasticcerie, dove si mangiavano dei pasticcetti eccellenti.

In questo punto si fece udire il lamento di una remota campana, che suonava per la prece che i Cristiani sogliono nell'ore della notte recitare per le anime dei loro morti: Ghino ne raccolse i tocchi concentrato, come lo annunzio di disastro avvenuto, poi disse a Rogiero: «Bel Cavaliere, vi chiedo perdono se per un momento vi lascio senza compagnia, perchè m'è forza recitare alcune mie orazioni

«Ella è cosa di poco momento, messere Ghino: abbiamo corso e ricorso tutto il giorno dal bosco alla riviera, ma non si presentò Saracino Cristiano: tornavamo dunque verso sera a mani vuote a casa, allorchè i cani fiutando e abbaiando si sono lanciati entro un macchione, e noi dietro di loro; quivi abbiamo veduto che avevano addentato una bestia di pellegrino che giace l

Senza elmo in testa, co' capelli rappresi di sudore e di sangue, ferito nel volto, tenendo nella manca lo stendardo reale lacero, nella destra la spada dalla punta all'elsa intaccata, si presenta Rogiero a Manfredi, e da lontano gli grida: «Alla riscossa. Messere lo Re, alla riscossa!» «Ch'è questo? lasciano il campo i codardi? Dove è Messer Ghino?» «È morto....» «D'Angalone?» «Morto....»

«Messer Ghinorispose Rogiero esitando «molto volentieri vi compiacerei della richiesta, se non temessi divenirvi importuno.» «Non vi rimanete per questo; dite pure francamente, che nessuna cosa può derivare da voi, che molto non sia per piacermi