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Ch'è del guascon? non ebbi in vita mia tal dolor, per la Vergine Maria. Gano a quel detto ha la testa inchinata, e si fece la croce e aggiunse tosto: Laudata sempre e non mai bestemmiata. Voi potete ben credere ha risposto che per me indifferente non sia stata questa faccenda. Io sperava all'opposto; ma le cose avvenute, o bene o male, arcani son del giudice immortale.

«Ve lo prometto.» «Gran mercè, CavaliereEcco un'anima da appaiarsi con Gano di Maganza, pensò Rogiero tra , ed io? il sonno non iscese per quella notte su le sue stanche palpebre. «Che Dio vi conceda il buon giorno, bel cuginodisse la Contessa Beatrice, che, nell'uscire da una camera ov'era stata a riposare, s'incontrò nel Conte Guido di Monforte.

Lasciam questi discorsi, o commensali diceva Gano; abbiate un po' di tedio: per questo forestiere di Guascogna, a me commesso, consigliar bisogna. Egli è d'illustre casa e stirpe antica, giovane e timorato del Signore. Ebbe la sorte a' giorni suoi nimica: chi ben vive sempre ha persecutore.

Troglio la lingua volea far tonnina di Filinor, di Carlo imperatore, e sbranar Gano, e foco minacciava al parlamento; e poi s'addormentava.

Cotal fin ebbe il maledetto Gano: Chè lo eterno giudicio è sempre appresso, Quando tu credi che sia ben lontano.

Veder gli parve una storia dipinta di Marco romanzier nelle scritture. Compianse i casi e die' piú d'una spinta, perch'ospite suo fosse, e isforza pure; ma Filinor, baciandole la mano, disse ch'ospite andava al conte Gano. Invidio a Gano un commensal gentile disse Marfisa come siete voi. Rispose l'altro con atto civile: Questa invidia è invidiabile fra noi.

I paladin, le dame ed i serventi alla carrozza van maravigliosa, la qual nel mezzo a tanti occhi veggenti alla magion di Gano fece posa, ed iscese da quella il cavaliere, di cui per ora il nome vo' tacere. Un amor forte la bizzarra prende di Filinor.

Ed anche quella carne che putia diceva Berta ho data in cortesia. Diceano i frati inarcando le ciglia: Oh pietá benedetta! e rastrellavano. Sempre sará di Dio questa famiglia e prosperata sempre; e trangugiavano. Dammi ber dicea Gano, e il bicchier piglia di scopulo che i servi gli recavano: Pel dicendo dell'eterne chiostre: alla salute dell'anime nostre. Viva l'anima nostra ognun dicea.

Giunta a Gano, dimanda il forestiere, e il vigliettino gli metteva in mano. Per l'amor di Maria dicea, messere, venite via, se siete buon cristiano. Filinor lesse ed ebbe un gran piacere, e disse: Io vengo; e prima volle a Gano la carta e l'avventura far palese, per non disalvear dal Maganzese. Vide che in Filinoro gli ritorna occasion da tirar fuor le corna.