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Aggiornato: 29 giugno 2025
Le sue penne mandavano bagliori e fosforescenze d'oro e di piropo e, o fosse che i poveri vecchi la vedessero attraverso le lagrime, o fosse altrimenti, parve loro una cosa piovuta dal Cielo, se non proprio il gallo che convertì San Pietro.
Ritenendo superfluo, fors'anche sconveniente lo interrogare ad una ad una le altre fanciulle, presi le mosse per uscire; ma, rasentando un crocchio, dove Biscia-d'-avorio, Conca-di-perle e Pan-di-buttiro stavano ancora cinguettando, mi ferirono l'orecchio queste parole: «Che vuoi, biscia mia? Sotto l'aspetto fisico quel tipo non mi va. È troppo gallo, ed io vagheggio un piccione.
E Gallo, con un piccolo sorriso malcontento nella faccia segaligna, compiva il giro dell’Arena, raccogliendo i berretti che forse per confortarlo gli lanciavano i suoi pochi ammiratori.
Avvicinandosi si vedeva una coorte di vaghi volatili, anitre, tacchini, galline e pulcini che razzolavano sul lettame, svolazzavano, beccavano e correvano allegramente, e un bel gallo a penne variopinte, baldanzoso colla cresta e i bargigli rubicondi, pareva che dominasse sugli altri, e di tratto in tratto dirizzava il collo e mandava un superbo cucurucù.
Or non più il Gallo tira la barba al vecchio Papirio immoto su l'eburneo stallo: ma gli tira l'orecchio; e per man d'altri barbari le sfide risolve e le questioni; poi, contento di poco, non l'uccide: lo piglia a scapaccioni. Buona gente la nuova! In fondo in fondo, essa pensa ch'è vano riconquistare anche una volta il mondo, via con la spada in mano; e lascia fare agli altri!
Giuliano rimase, per tre anni, tranquillo, assorto negli studi, quando nel 354, improvvisamente, si vide di nuovo travolto nei pericoli e nelle agitazioni. Costanzo, riprendendo le antiche abitudini, e prestando orecchio alle insinuazioni dei cortigiani che lo circondavano, faceva assassinare, a Pola, Gallo, il fratellastro di Giuliano, da lui, tre anni prima, chiamato alla dignit
Cominciava il crepuscolo, l'ora preferita dell'angelo della morte. Rompevano il silenzio dei belati che sembravano lamenti. Gli alberi si agitavano alla brezza mattinale come rabbrividissero e gocciolavano lagrime di rugiada. Un gallo cantava colla sicumera crudele di un diacono che intona le esequie. Baccio suonava l'angelus, e insieme l'agonia del sindaco.
Mi avvicinai alla ringhiera, guardai il gallo vinto e torsi il viso con raccapriccio. Non aveva più pelle, non aveva più occhi, il suo collo non era più che un osso sanguinoso, il capo era un teschio, le ali, ridotte a tre o quattro penne, strascicavano come due cenci; pareva impossibile che così disfatto potesse vivere e camminare; non aveva più forma. Eppure quel resto, quel mostro, quello scheletro stillante di sangue, si difendeva ancora, si dibatteva nelle tenebre, scotendo le ali dimezzate come due moncherini, allungando il collo scarnificato, agitando il teschio a caso, qua e l
Ahi, vecchio rimbambito brutto, disgraziato fantasma, non so chi mi tiene che non ti cavi gli occhi dalla testa con queste dita, e con i denti non ti tronchi il naso dalla faccia! SANTINA. Che dici adesso, bel fanciullino, innamorato galante, valente gallo che vuoi calcar due galline, e hai un piede nella fossa e un altro nel cataletto, vecchio col capo tutto bianco?
Lodovico Gallo, nel suo viaggio da Venezia alle Indie , assicura che nella Persia bastava essere o spendere il nome di veneziano per aver adito al re, venire onorato e rispettato da ognuno.
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