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Aggiornato: 14 giugno 2025


Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!». Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?».

Fu allora che egli fece il suo maggior quadro di Paolo e Francesca. La scena è bruna, è una stanza tappezzata di cordovano oscuro, senza ornamenti, senza galanterie di tavole scolpite o di finestre binate. Un lettuccio di velluto nero è in mezzo al quadro. Sul lettuccio distesa, morta, con la faccia bianca e sorridente, che fa macchia sul velluto nero, con le mani raggrinchiate, giace Francesca. Stramazzato a terra, bianco, morto, con le spalle appoggiate al lettuccio, con la testa vicina a quella di Francesca, è Paolo. Vi è sangue sulla veste di Francesca, sangue sul giustacuore di Paolo, una pozza di sangue per terra. Le due teste, ravvicinate, pare che si bacino ancora. Lanciotto non vi è, ma è dappertutto. Quell'assenza è di un effetto artistico eccezionale. Tutto è sobrio, tutto è severo, tutto è tragico, anche il bacio, specialmente il bacio. Nessuna mimica, nessuna coreografia. Aleggia nel quadro una fatalit

Ecco ad un tratto Di tanta gioia estinto il raggio, estinto Al primo assalto del dolor. FRANCESCA DA RIMINI, tragedia.

Essendosi degli antichi infino a qui ragionato, di due modernamente si segue, de' quali l'un fu una donna nominata monna Francesca figliuola di messer Guido da Polenta, cioè Guido vecchio da Polenta di Romagna, e della citt

Se pure il verso mio, Francesca, è reo d'aver la vostra natural piacenza ritratta intiera, in un lavacro, senza la casta zona e senza il conopeo, fu tempo gi

Lo straniero che non capisce la differenza fra la lingua italiana ed il dialetto trasteverino, non ride che per la parodia dei modi tragici; ma il romano ride pure pel dialetto. E' un divertimento di carattere tutto locale. Quando il vecchio sire di Ravenna disse, per esempio a Francesca: «Statte mosca» l'ilarit

Era la migliore sua opera. Il pubblico andò in estasi per l'artista; la moglie sorrise, guardò bene, le piacque l'abito di Francesca e non altro. Il pittore manifestò l'intenzione di non vendere il quadro. Ma la volont

Dicendo candidamente essere inutile per noi l'ultima parte dell'articolo della Rivista, non voglio tacere che molte ingegnose osservazioni s'incontrano nella illustrazione che accompagna l'episodio di Francesca da Rimini e gli altri frammenti.

Violetta dunque, diceva a se stesso, è partita da qui co' suoi tutori, decisamente, od in causa della ricetta di Proserpina, forse anche a Lei nota, od in causa del mio bacio in sfumatura, equivalente ad una terza parte soltanto di quello della Francesca da Rimini, quindi in pena avrò il Purgatorio secondo i credenti...... Questa l'idea fissa di Alfredo e noi sappiamo col Poeta gentile: Che il cangiar di natura, è impresa dura.

Quando rispuosi, cominciai: <<Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio meno` costoro al doloroso passo!>>. Poi mi rivolsi a loro e parla' io, e cominciai: <<Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi disiri?>>.

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