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Aggiornato: 28 luglio 2025
I filologi piú induriti vorranno concedermi che parecchie di quelle ventiquattro discipline non le ha inventate la filologia scientifica tedesca. La storia, per esempio, la critica letteraria, la interpretazione dei grandi autori, esistevano da un pezzo. Se non che, ciascuna di queste discipline aveva metodi suoi proprî, ed ai cultori di ciascuna d'esse si dimandavano qualit
Non ce n'era proprio nessuno. Il contenuto e gli scopi della filologia s'erano venuti precisando e determinando nei periodi francese, olandese e inglese: non c'era che da seguire la via tracciata.
La filologia tedesca presenta la medesima preparazione metodica meticolosa e formidabile dell'esercito tedesco. Ma tale preparazione non conduce alla valutazione estetica, cioè alla intelligenza delle opere d'arte. E se tale intelligenza è, come deve essere, lo scopo supremo d'ogni studio, la filologia del kaiser fallisce come gli eserciti del kaiser ai suoi scopi supremi.
A vederli così semplici non si direbbe che in essi studiano e alloggiano circa 1300 giovani provenienti da tutti gli Stati dell'Unione, insieme con un centinaio di professori, fra cui alcuni di gran fama, come O. C. Marsh, direttore dell'istituto; Dana, un dotto geologo; e Whitney, profondo in filologia e lingua sanscrita.
Longanime lettore, non ti sgomentare. Butto via un fascio di cartelle, e concludo. Concludo con un ultimo appello ai filologi. Qualcuno mostrò disdegno e terrore dei molti, dei troppi non filologi, che avevano accolto festosamente il mio libro, e ai quali porgo qui i miei ringraziamenti vivissimi. Dove si va a finire, piagnucolavano quegli altri, se tutti vorranno parlare di filologia?
Nessuno di quei gagliardi si dev'essere proposta mai la domanda che sembra angosciar tanto le menti tedesche: che cos'è la filologia. Badarono ad operare, ed operarono a bono. E se anche tutto il lavoro filologico compiuto dopo di loro andasse perduto, potremmo ancora, senza troppo disagio, leggere tutti i classici greci e latini. Furono lavoratori ciclopici. Lavoratori solamente?
E non c'è da farne meraviglia. Per ragioni che si chiariranno in questo articolo, i filologi si sforzano ad affermare e dimostrare che la filologia è tutt'altra cosa da ciò che essa è in effetto. E quest'altra cosa, naturalmente, ciascuno la vagheggia, la immagina, la definisce, secondo il proprio desiderio, la propria fantasia, il proprio ingegno. È troppo ovvio che ne derivi una babele. E ingenuit
Un momento m'interrompe l'amico lettore. A chi volete che giovi, a questi lumi di luna, tale chiarificazione? Chi volete che s'interessi alla filologia, ai filologi, alle loro diatribe bizantine? Non sono bizantine come tu pensi, amico lettore. Chi dice filologia, dice, in ultima analisi, cultura tedesca.
Tale, mi creda il Buonaiuti, è la fede dei puri filologi scientifici. Quando mettete il loro credo in soldoni, strepitano che non è cosí. Ma il Buonaiuti ascolti il Vangelo, e giudichi dagli atti e non dalle parole. Contro questa maniaca ed orgogliosa concezione della filologia ho scagliato il mio delenda.
E no, questa della serva padrona non è ancora una immagine precisa ed esauriente. La cosí detta filologia scientifica meglio si potrebbe assimigliare ad una vischiosa pianta parassitaria, che, abbarbicatasi a tutte le discipline, ne ha succhiato le linfe migliori, per crescerne gambi gonfi di tossici, maligne infiorescenze senza profumo, grosse bacche stoppose. Ora, questi ibridi prodotti possono senza dubbio riuscire molto utili a conquistar cattedre, sguisciare nelle accademie, far la ruota in clandestini congressi classici internazionali; ma per i fini della cultura italiana non saprebbero davvero sostituire i frutti delle piante terrigene che essi nascondono o sopprimono. Perciò bisogna estirpare il parassita sin dalle radici. Perciò sin che la filologia pretender
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