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Aggiornato: 13 maggio 2025
De' morti amori ancor le rose ridono nelle canzoni e la pietade ordita prega nel sacro arredo a cui la gracile man della Santa consumò le dita. Il Tempo passa, ma nel marmo candida palpita ancora calda alle percosse la bella Ninfa, che stancò di Fidia la mano e i morti popoli commosse.
Pensavo ch'egli avrebbe impiegato meglio il suo ingegno e il suo tempo terminando quel suo Centauretto che ruzzava tra l'erba e pareva uscito dalle mani di uno scultore ateniese dei tempi di Fidia, quantunque lasciato non finito con la scusa che il ragazzo servitogli da modello era morto ed egli non aveva più trovato chi potesse sostituirlo. Glielo ripetevo ogni volta che tornava a tentarmi.
69 I rilevati fianchi e le belle anche, e netto più che specchio il ventre piano, pareano fatti, e quelle coscie bianche, da Fidia a torno, o da più dotta mano. Di quelle parti debbovi dir anche, che pur celare ella bramava invano? Dirò insomma, ch'in lei dal capo al piede, quant'esser può belt
Tutti i tesori di Golconda e dell'arcipelago indiano non valevano quel miracolo di natura che era la sua persona; nè tutti quei giri di perle che le stringevano i polsi, valevano un dito mignolo di quelle mani sottili, dalle venature trasparenti, che solo Fidia avrebbe saputo modellare, ma senza infonder loro la vita.
Ma io ho spinto più oltre la rettorica menzognera. Ho espresso degli entusiasmi per le statue di Fidia e di Prassitele... ho arso il mio granello di incenso al genio di Zeusi e di Apelle... Li avete visti mai, questi insigni capolavori dello scalpello e della tavolozza degli artisti greci? Nè anche in sogno. Come avvenne che sì spesso li abbiate ricordati ed ammirati con tanto entusiasmo?
A un discepolo di Fidia sarebbe apparsa una bellezza greca; avrebbe innamorato Orazio quanto Byron, Rubens e Raffaello insieme, Gautier al pari di Hugo. Incontrandola, era impossibile non volgersi stupefatti ad ammirarla.
Innanzi di prender posto, Damiano aveva guardato attentamente in giro. E adocchiate le giovani donne, subito ne aveva distinta una, su cui doveva ritornare più frequentemente il suo sguardo. Si sbagli o no, a qualcheduna bisogna pur dare la palma, e a lei volgere la muta adorazione, la giaculatoria degli occhi. L’attenzione di Damiano si era fermata sopra una bellezza nascente, dal color di rame assai chiaro, traente al roseo. Come forma, era fatta a pennello, anzi meglio, a scalpello, se non da Fidia o da Prassitele, certo da uno dei loro più valenti discepoli. Mi chiederete come potessero artisti greci aver passato l’Atlantico, per modellare quella bella creatura; ed io correggerò la mia frase dicendo che non un discepolo di Fidia o di Prassitele, ma lo stesso maestro dei greci maestri aveva plasmata quella creta e spiratole in fronte il soffio della vita. L’opera ci guadagner
Nella bellezza della fanciulla che ora aveva il progetto di corteggiare non vi era nè la bellezza altissima che Fidia e Prassitele resero immortale, nè quella bellezza che Tibaldo aveva chiamato moderna nel parlare di Lady Isabella. La era semplicemente la bellezza della grazia, della freschezza, del capriccio.
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