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Aggiornato: 3 maggio 2025


4 Astolfo, re de' Longobardi, quello a cui lasciò il fratel monaco il regno, fu ne la giovinezza sua bello, che mai poch'altri giunsero a quel segno. N'avria a fatica un tal fatto a penello Apelle, o Zeusi, o se v'è alcun più degno. Bello era, ed a ciascun così parea: ma di molto egli ancor più si tenea.

Ma io ho spinto più oltre la rettorica menzognera. Ho espresso degli entusiasmi per le statue di Fidia e di Prassitele... ho arso il mio granello di incenso al genio di Zeusi e di Apelle... Li avete visti mai, questi insigni capolavori dello scalpello e della tavolozza degli artisti greci? anche in sogno. Come avvenne che spesso li abbiate ricordati ed ammirati con tanto entusiasmo?

71 E se fosse costei stata a Crotone, quando Zeusi l'imagine far volse, che por dovea nel tempio di Iunone, e tante belle nude insieme accolse; e che, per una farne in perfezione, da chi una parte e da chi un'altra tolse: non avea da torre altra che costei; che tutte le bellezze erano in lei.

O h qual mi crebbe ardente e cruda face N el petto allor che gli occhi, anzi due stelle, I o non piú vidi, e 'l raggio lor mi sface! M i sface il raggio lor; e pur senz'elle I' non vivrei giammai, perché non pinse M ai Zeusi un bel volto o 'ntagliò Apelle. E cco, donna, il martír, ch'al cor s'avvinse: R itrassimi da voi, ma non lo volle C olui che 'n me sovente ragion vinse.

1 Timagora, Parrasio, Polignoto, Protogene, Timante, Apollodoro, Apelle, più di tutti questi noto, e Zeusi, e gli altri ch'a quei tempi foro; di quai la fama (mal grado di Cloto, che spinse i corpi e dipoi l'opre loro) sempre star

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