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Aggiornato: 23 luglio 2025
Eppure, umiliato come fu ed è ancora, il popolo italiano non dimentica i suoi divertimenti, le sue feste. "Pane e giuochi" esso grida ai nuovi tiranni come gi
Si vedono ripartire cantando, in gruppi come quando sono venuti, tutti infiorati da quei mazzi di rose e garofani artificiali, che si vendono in tutte le feste pubbliche del mezzogiorno. Nel ritorno, giunti al punto da dove per l'ultima volta si può vedere Genazzano, s'inginocchiano, con le mani appoggiate ai loro bastoni e dicono in silenzio la preghiera d'addio.
Si fecero le nozze... le feste parevano voler durare un anno e un giorno, come quelle dei principi...: ma to! il diavolo se ne immischia, lo sposo porta qui mia figlia... e chi sa?
S'infransero a 'l tremore orrido i marmi, e fumaron stridendo l'acque incese. «Eranmi schiavi li astri in lunghe torme; «e in tal regno le feste ho celebrate «de' suoni de' colori e de le forme.» Disegno di G. A. SARTORIO.
Le donne che sono state sempre brutte, detestano la bellezza delle altre. Quelle al contrario che furono belle e cui il tempo solo svaligiò, vi si riguardano come in uno specchio, e si sovvengono con rammarico senza dubbio, ma senza rancore, dei gaudi della loro giovinezza e delle feste inebriate dell'amore.
La domenica e le feste non si apre bottega; riposo generale. Non voleva più che sua nipote facesse la cuoca e la serva. Adesso aveva quasi vent'anni, non era cosa conveniente nè per la Cammilla, nè per il suo amor proprio, nè per il rispetto che doveva al nome e ai parenti.
I giorni passarono, venne il gennaio, cominciarono le feste del carnevale, e Marco continuava a stare in casa come un convalescente. Quando gli dicevano di uscire rispondeva che faceva freddo, che il tempo era umido, e rimaneva per lunghe ore immobile nella poltrona, e guardava fuori dalla finestra con certi occhi da moribondo che saluta la luce, che faceva veramente piet
Che avrai?... Le splendide Feste e i conforti Di laute cene: Spumanti calici Che gettan fiamme Dentro le vene: Tumulti d’orgie, Notti di baci Bassi e sapienti: Lunghe ore d’ozio, Corse di fieri Cavalli ardenti: Di fibra e d’anima Il raffinato Delirio intenso: Labbra d’etèrie, Larve d’amore, Spasmo di senso.
Erano vicine le feste di Natale. Vincenzo domandò una licenza per andar a passarle in famiglia, e partì, impaziente come Damone accorrente alla salvezza di Pizia.
Erano quelle feste come il primo saluto e l'addio, l'ave e il vale della famiglia agli amici suoi e a tutte le sue aderenze cittadine. E in quella guisa che erano solenni, così attiravano tutta la nobilt
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