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Aggiornato: 17 giugno 2025


Francesco Ferpierre, giudice d'istruzione presso il Tribunale cantonale di Losanna, era molto giovane: non aveva ancora quarant'anni.

Tutto il dolore che il disinganno, che la scienza del male fino a quel giorno insospettato destavano nell'animo della sposa si esprimeva con quella frase: «Ebbi paura di pensare...» e il Ferpierre, rileggendola, s'affermava nella sua spiegazione, riconosceva che l'imprevista soluzione era logica: illogico, o almeno troppo ligio al preconcetto era stato egli stesso nel prevederne una contraria.

La narratrice pareva rispondere alla domanda che il Ferpierre si rivolgeva mentalmente, perchè da una pagina all'altra il tema delle memorie mutava e dalle speculazioni astratte ella passava a più intime confessioni. «No, io non avevo ancora provato un turbamento simile. Volevo negarlo, ma non posso. Quest'ansia, questa febbre m'erano ignote.

Ora torneremo a interrogar lui. Licenziata la giovane, il Ferpierre ordinò che fosse introdotto Zakunine. La condotta di costui, durante la prigionia, era stata tutta diversa da quella della presunta sua complice.

Il Ferpierre rammentava molto bene questo giudizio del poeta tedesco: poteva la morta citarlo senza sentirlo appropriato a stessa? E il dubbio che egli aveva espresso al Vérod cominciava a prendere consistenza.

E il Ferpierre, vedendo che nelle pagine seguenti ella non parlava più del dramma, sostò ancora una volta per meditare sulle cose lette. Tra quelle due anime la tentazione si era insinuata; ma l'uomo, non la donna l'aveva accolta! Le ultime parole di lei: «Non sono sincera, non dico tutto...» significavano forse che ella non aveva accusato il marito perchè non si sentiva neppure senza peccato?

Si sarebbe dato a conoscere? Avete voluto parlarmi, disse il Ferpierre, che rivolgeva a stesso queste domande pure ordinando sulla tavola le carte sequestrate nella camera della morta e del principe; eccomi a voi. E innanzi tutto il vostro nome, l'et

Come se la maschera della durezza sprezzante e superba le fosse stata strappata, le guance impallidite, le labbra dischiuse e gli occhi smarriti dicevano il dolore, la paura, il rimorso, un sentimento che il Ferpierre non sapeva ancora precisare, ma che era senza dubbio troppo penoso. Ve ne duole?... Dovete molto amarlo!

Quando udiste il colpo che cosa faceste? Accorsi. Il Ferpierre fu un poco insospettito da quella risposta. Se fosse stato vero che ella era col principe, non avrebbe dovuto rispondere: «AccorremmoSola? continuò a domandare. Con lui. Era gi

A queste notizie il Ferpierre accolse un dubbio grave. Zakunine e la nihilista avevano uccisa la contessa per impossessarsi del suo denaro?... Il sospetto, a priori, non era irrecusabile. In casa della morta si erano trovati molti valori; ma ella era tanto ricca che forse ne aveva potuto possedere, l'ultimo giorno, per una somma maggiore.

Parola Del Giorno

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