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Aggiornato: 6 giugno 2025
Il cuore fe' sulle prime un gran schiamazzo, che non facevano l'eguale le sue dieci oche nei giorni di temporale; sostò, chiuse gli occhi un minuto, e quando li riaprì, credette quasi che l'aria fosse infocata, Qualcuno la spingeva bel bello: una voce sussurrava al suo orecchio; la carrozza fece il resto.
Accomodati laggiù in quella stanza e bevi quanto merissak può contenere il tuo stomaco. Fe' un legger saluto accompagnato da una strizzatina di occhi come per raccomandargli silenzio e salì a quattro a quattro i gradini d'una tortuosa scala. Sostò dinanzi a una porta coperta da un fitto tappeto e tese l'orecchio. Non si ode nulla, disse con voce visibilmente alterata. Forse dormir
Romagna tua non è, e non fu mai, sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni; ma ’n palese nessuna or vi lasciai. Ravenna sta come stata è molt’ anni: l’aguglia da Polenta la si cova, sì che Cervia ricuopre co’ suoi vanni. La terra che fé gi
Il Guicciardini che prestò orecchio a queste parole senza mai allontanarsi dalla propria tavola, fe' allora un cenno al conte Galeazzo, se lo chiamò vicino. Che cosa avete promesso, gli disse sottovoce, in codesta vostra lettera? Per verit
Rinascere a la speme, a la luce, al coraggio, All’amore, a la fè: Aggrapparsi a una corda, sentir nel corpo esangue Scorrere a fiotti, a gorghi un rinnovato sangue, E rïalzarsi re!
Mandò allor la francese aquila un grido Alto così che ne rimbomba il cielo; L'ale staccò da lo stendardo infido, Le scosse a l'aria, e ne fe' agli occhi un velo. L'udì il Borusso, e il trïonfato lido Guardò geloso, e sentì al petto un gelo; Da l'ardua rupe, ove sdegnoso stassi, Lucifero discende, e volge i passi
Montò il destrier del negromante moro, e fe' montar Astolfo in groppa ad agio; e quindi a Logistilla si condusse d'un'ora prima che Ruggier vi fusse.
Allora don Luigi prese la mano di Aminta, e mentre io raccontavo, per la prima volta, il colloquio che avevo avuto parecchie settimane prima coll'abatino, egli lo guardava affettuosamente senza parlare. Mansueta, ritta in piedi, completava intenerita il quadro commovente. Ma le peripezie di quella giornata non erano finite. Un «si può?» stridulo si fe' sentire.
Roteando cantava, e dicea: «Quali son le mie note a te, che non le ’ntendi, tal è il giudicio etterno a voi mortali». Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che fé i Romani al mondo reverendi, esso ricominciò: «A questo regno non salì mai chi non credette ’n Cristo, né pria né poi ch’el si chiavasse al legno.
Il capitano Fiesco, che pur non era di tenerissima fibra, torse gli occhi da quella piazza che doveva costeggiare passando, e dove appunto si stava rizzando un gran palco di legname per l'auto da fè del giorno vegnente; il mozzo Bonito rabbrividì, correndo involontariamente col pensiero agli orrori della piazza di Xaragua, dove ottanta cacichi erano stati bruciati sotto i suoi occhi; ed anche di un'altra piazza a San Domingo, dove per lui era stato rizzato il palco ferale.
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