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Aggiornato: 15 luglio 2025
Lo giuro a te.... e a Fausta! risposi. E le apersi le braccia. La mia ferita si era rimarginata più presto che il dottore non prevedesse. Stava bene anche l'orfanella. Mia madre aveva provveduto a rivestirla, ma non a lutto. Don Luca si era incaricato di comunicarle la disgrazia che l'aveva colpita, ed ella aveva accolto la notizia con stupore, senza lacrime, esclamando: Ed ora.... come faccio?
Paolino Berlendi si fece serio e lesse tutto di seguito: ....«percorrendo la Via Appia, presso la tomba di Cecilia Metella, urtò un baroccio da vino, e cadde sul fianco. Lo chauffeur rimase ferito. Il conte Candriani e la contessina Loredana De Carolis, sbalzati a parecchi metri di distanza si sollevarono incolumi». Contessina! esclamò Fausta con un sorriso beffardo.
Perchè lo sviluppo di Fausta mi fa paura. E così la mia vita si chiude con un desolatissimo punto interrogativo. Non sono mai riuscito, con tanto slancio di volont
E il veder Fausta, orgogliosa di allattare da sé la bambina, e immersa talmente nelle delicate e minuziose cure di nutrice da non accennare neppure una volta alla delusione che mi sconvolgeva mente e cuore e alla quale avrei voluto ch'ella mostrasse di prendere parte, m'insinuava un senso di crescente indignazione contro di lei, che in certi momenti diventava di odio a dirittura.
E infatti, appena lo presentai a Fausta, le prime parole che egli le disse furono: Lei dovr
S'era fatta più bella, il suo corpo s'era invigorito e sul volto le si diffondeva un'espressione che non aveva mai avuta, quell'espressione di riposo che è propria di chi giunge a una meta dopo lunga guerra. Quando vide Filippo avvicinarsi, le sue labbra si schiusero a un placido sorriso. Si sposano? domandò il Berlendi che guardava la scena. Si sposano, confermò Fausta con voce secca.
Grazie! lo interruppi, rizzandomi dalla seggiola e prendendo commiato. Su questo punto non potremo intenderci mai! Quella pretesa scienza positiva mi faceva schifo. Immensamente più accettabile mi sembrava il generoso sacrifizio propostomi da Fausta: Prendi la mia vita! Ti voglio tanto bene!
Ero rimasto seduto accanto al tavolino di ferro ingombro di fiori dal lato opposto a quello di mia madre che aveva ripreso a leggere un fascicolo di non ricordo più quale rivista illustrata. Vedevo Fausta laggiù, presso il muro di cinta coperto di piante rampichine; e il bianco della sua vestaglia risaltava sul verde dei fitti rami, come qualcosa di vaporoso che si moveva lentamente.
Ma, nipote mio, appena io mi contengo dalla gioja al pensare la contentezza dei Milanesi, de' miei buoni Monzaschi quando udiranno la fausta novella: e riaperte le chiese, e sepolti in luogo benedetto i loro morti, intender di nuovo i cantici, assistere alle cerimonie solenni che da venti anni più non vedevano!» E le lagrime agli occhi venivano all'arciprete in così parlare.
Soltanto al ritorno dal cimitero io ebbi coscienza del gran vuoto che la morte di Fausta aveva fatto nel mio cuore e nella mia casa. Mi sembrava quasi impossibile che la presenza di quell'esile corpo avesse potuto occupare tanto posto, e animare ogni cosa col suo sorriso, col suono della sua voce.
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