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Aggiornato: 15 luglio 2025


Eravamo andati a passare l'estate a «Villa Fausta». Leggendo in cima ai pilastri del cancello questo nome sostituito per consiglio di mia madre a quello di «Villa Maria», riflettevo che avrei dovuto farvi incidere l'altro di «Villa Amara», come l'aveva chiamata il babbo al tempo della mia malinconica fanciullezza.

Non intendo di sapere altro, ella riprese. Neppur le mamme debbono essere indiscrete. Fausta!... Bel nome, e di buon augurio.

Bissi era accorso, appena conosciuta la mia disgrazia. Era arrivato, il giorno dei funerali, anche Roberto fratello di Fausta; ma aveva dovuto ripartire quasi subito per Roma dove aveva lasciato sua madre malata e ancora ignara della perdita della figlia.

Qualunque commozione, qualunque impressione capace di avere influenza su l'organismo del nascituro non dubitavo più, era un figlio! mi teneva ansioso, mi atterriva, mi rendeva importuno, seccante con la povera Fausta; e me ne scusavo e gliene chiedevo perdono, quando mi accorgevo di eccedere troppo. Senti com'è irrequieto! ella mi diceva. Non potevo accertarmene.

Egli tentò di trascinarmi in salotto o nello studio; ma io volli, a ogni costo, vedere Fausta prima che le sue sofferenze aumentassero. Era in piedi, appoggiata alla spalliera di una seggiola, pallida, col viso un po' contratto. Vedendomi entrare, si sforzò di sorridermi e mi stese una mano. Non è niente.... Sono forte! Fausta!... Fausta!... balbettai.

Ancora un mese, e avrei saputo che la speranza ci aveva ingannati! In quei giorni mi arrivava il nuovo romanzo di Bissi con la dedica affettuosissima a Fausta e a me, augurando che il bel sogno dei nostri cuori diventasse anche più bello nella realt

Mia madre si era inginocchiata a pregare, posando prima, su le fronde della siepetta di bosso che circondava il monumento, il ritratto di Fausta.

Ero irritato profondamente di sapere che ella e Fausta si erano accorte di quel che io intanto non mi curavo molto di nascondere; avrei voluto che avessero finto di non avvedersi di niente, di abbandonarmi alla mia tristezza che esse, pensavo, non potevano intendere. Il mio convincimento delle inferiorit

Anch'essa vegliava, invocava forse il maschio; forse esprimeva soltanto un rudimentale sentimento di gioia per la frescura, pel silenzio, per la bianca luce lunare. Perchè indugiavo? Pensavo a quel ritratto di Fausta che non avevo voluto portare con me per non far insospettire mia madre; sarebbe stato un atto così insolito!

Continuò a parlare fino a tardi; sembrava che il mio silenzio, l'attenzione e le risate di Fausta e di mia madre lo eccitassero. E per quattro giorni la nostra vita fu invasa dalla sua voce, dalla sua allegria, dai suoi gesti, quasi ravvivata da un'onda di luce, quasi scossa da quella vivacit

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