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Io non conosco il giovine di cui egli ha parlato poco fa, e non posso far fede dell'influenza che gli attribuisce, ma che esistano uomini siffattamente fatali, anzi assai più fatali di quel giovine, non è cosa da potersi mettere in dubbio. Chi di voi ha sentito nominare il conte Corrado di Sagrezwitcth? Nessuno.

Sono inetti e tradiscono. Tradiscono, non dirò del tradimento volgare che inganna deliberatamente perch'io non so le intenzioni e quindi non le accuso ma del tradimento perenne, ineluttabile, egualmente funesto, di chi si assume un ufficio senza possedere uno solo degli elementi necessarî a compirlo. Vorrebbero Roma, vorrebbero Venezia a chi non sorriderebbe l'acquisto della doppia gemma? ma le vorrebbero dall'Austria, dalla Francia, dalla Diplomazia, da concessioni codarde e fatali al futuro, da mercati colpevoli verso altri Popoli, da interventi disonorevoli, da ogni Potenza, da ogni raggiro, fuorchè dall'Italia e dalla franca, leale, diretta, morale Politica, che dice: son mie; Dio le dava all'Italia: il Popolo Italiano compie i voleri di Dio. Hanno sognato d'avere Venezia allettando l'Austria a impossessarsi delle terre Moldo-Valacche, coi capi delle quali ricambiavano intanto proteste d'amicizia fraterna: sognano d'averla ajutando un giorno l'Austria nella conquista dell'egemonia Germanica, la Francia in quella delle provincie Renane; e, quanto a Roma, l'aspettano Cavour lo dichiarava, applaudito alla Camera dalla conversione del Papa e di tutto l'orbe cattolico. Erano pronti, per avere tre anni addietro Venezia, ad abbandonare ai disegni napoleonici il Centro; abbandonerebbero oggi, per aver Roma, il Mezzogiorno d'Italia. Fiacchi sino al ridicolo, mandarono elucubrazioni rettoriche al Papa, che l'alleato non consegnò. Condannati dall'assenza d'ogni concetto a rinascenti contraddizioni, proclamarono la vuota formula libera Chiesa in libero Stato con uno Statuto il cui primo articolo dichiara il Cattolicesimo religione officiale della Nazione: bandirono solennemente il Diritto del Paese a Roma, poi annunziarono che s'asterrebbero da ogni pratica per tradurre il diritto in fatto, e si tacquero. Da due anni il Papa ha praticamente dichiarato guerra al Regno d'Italia; da due anni escono da Roma, fatta convegno aperto di cospiratori protetti dalle bajonette francesi, bande armate di masnadieri a infestare le provincie meridionali; ed essi si limitano a una impotente difesa. Leggono nel preventivo Francese del 1864 mantenuta la cifra che rappresenta le spese dell'occupazione, e non trovano in coraggio che basti, non foss'altro, a protestare pubblicamente davanti all'Europa e chiederle l'onesta applicazione del non-intervento; e forti del favore dell'Inghilterra e dei Popoli quanti sono non hanno core, dacchè guerra non osano, di dire almeno a tutti, Papa, Francia, Governi e Popoli: «Lo straniero occupa ad arbitrio la nostra Metropoli e una zona di frontiera della nostra terra; l'Europa è inerte; il Diritto è muto per noi; l'azione legale ci è contesa: noi lascieremo aperta la via ai rimedî anormali. Collocati fra l'usurpazione altrui e il diritto dei nostri, lascieremo ai nostri libert

Un cupo mormorìo si sollevò dalla sala non appena Cucurbio ebbe finito di parlare. Pareva a tutti di trovarsi in presenza di uno di quei prologhi misteriosi e fatali da cui si sviluppano le più sanguinose tragedie.

Intanto ella dormiva certamente d'un sonno tranquillo sotto le candide cortine del suo letto, e mentre nell'alcova elegante aleggiavano dei sogni color di rosa, il povero orfano, ferito mortalmente, abbandonava il tetto ospitale, e andava incontro all'ignoto, disingannato di quegli sguardi fatali che gli promettevano il cielo, e poi lo abbandonavano ramingo sulla terra.

Allora tutto quell'arruffio di piante arrampicanti, avvinghiate alla balaustra, s'agita, freme, i fiori oscillano, rizzano le pendule teste sui rami curvati ad arco. Anche loro vogliono vedere: come lui.... Perchè?... Cosa importa ai fiori delle fatali ore umane?

Finalmente una sera, fosse caso o destino, egli l'aveva veduta; e vederla e amarla era stato tutt'uno. Questi amori veloci, irresistibili, fatali, sono una malattia tutta italiana. E contro quella rovina di un sol momento egli aveva lottato sei anni; fermo, sereno in apparenza, ma piagato nel profondo del cuore, era vissuto sei anni senza tentare, senza ardire, quasi senza desiderare di avvicinarsi a lei, ond'era ripiena tutta l'anima sua. Perchè egli s'era dato a lei, s'era posto in sua balìa, senza pompa di sacrifizio, senza patti, senza speranza di mercede. La vittoriosa non ne sapeva nulla, ed era gi

Quale fosse il pensiero degli accusati sulla loro posizione di fronte al tribunale militare lo lascerò dire al Dr. Barbato che nella sua splendida orazione in cui non fece la sua auto-difesa ma espose le fatali ragioni storiche del socialismo, così disse: «Quanto a noi, abbiamo semplicemente due doveri in questo processo, secondo me. Riaffermare la nostra fede, e lo abbiamo fatto. Fornire i documenti della nostra moralit

Si avvicinano i tempi fatali. Manfredi, alla dimane convocato il consiglio dei suoi, così favellava al Conte Giordano d'Angalone: «Or via, vedete, Giordano, se vero è stato il nostro presagio? Non ve lo dicevamo noi, che da questa tregua non avremmo ricavato altro che la infamia di averla proposta

Fremeva egli a quelle parole di lei; smaniando, si affrettava a cancellare; ma quel nome, che egli non intendeva come si fosse formato sotto la punta del suo coltello, quel nome restava, anche inciso nelle bianche fibre del tronco, dopo che egli ne aveva strappata la corteccia. E si disperava, tempestando di colpi quelle lettere fatali; ma Fiordispina non era l