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Aggiornato: 23 luglio 2025


Mentre le due signore erano dinanzi allo stipo, estatiche, senza sapere che dirsi, entrò nella camera con gran disinvoltura un'altra signora, magra come la fame, con una testa secca che pareva un teschio, con un corpo smilzo come un bastone, e ravvolta in un abito sfarzoso, coperto di ricche trine.

A bocca piena il guascon replicava: Aiuta Dio chi crede nel vangelo; questo è un miracol di natura fuora: abate santo, ho della fame ancora. Frate Piero, correndo, una pernice reca in un tondo: Filinor la succia. Miracolo, miracolo! ognun dice. L'empio guascon col carcame si cruccia, e chiede bere, e il cielo benedice.

«, Ghita: del resto ho qui quattrocento ducati d'oro; vedi; son quattro rotoli che danno piacere alla vista.» «Mi ricordo... quando i figli avevan fame... e non si aveva neppure un grosso da comperare del pane. Ora è ben altra cosa.» «Certo... è ben altra cosa.» «Ti ricordi del povero Anselmuccio?» «Mi ricordo, Ghita.» «È morto in tre ...» «Pur troppo... per aver patita la fame

Derval lo esaminò attentamente, e disse indignato a chi osava ingiuriare il poveretto: Largo, signori, concedetegli un po' di aria; quest'uomo è estenuato dalla fame. E siccome nessuno lo soccorreva, rivoltosi a tre giovanetti vicini: Animo, disse loro, aiutatemi a portare questo disgraziato nella vicina osteria; gli faremo ingoiare qualcosa.

Se la gragnuola stermina o più rara Fa la messe, Epulone il ciel bestemmia: Il contadin ripara. Mentre dei campi, alle sfrenate voglie D'una bella, il signor i frutti sperpera, Il contadin raccoglie. Raccoglie e pane e vino e biade e strame Agli uomini e alle bestie e spesso, ah misero! Il contadino ha fame. Se di fortuna cangia la bandiera, Fatti feroci i fortunati stridono: Il contadino spera.

Io non ho altro a darti... mangiati il cuore... Ho fame!... ho fame!... non il mio cuore, ma la tua carne io mangerò, cane, che mi hai fatto morire di fame... E infuriando come belva rovescia tavola e lumi, e si avventa alla vita del conte: questi provò svincolarsi; sennonchè, sbattuto giù come sasso da forza irresistibile, si sentì mordere di rabbia sopra la spalla manca.

Ecco! esclamò la signora Veronica, mostrando loro collo sguardo una donna, che appariva alla finestra d'un secondo piano nella casa quasi di fronte: quella è felice col suo piccolo impiegato delle ferrovie. Prima in casa il marito e i figli crepavano di fame. Tina si volse a guardarla.

Ma la patria, anche per voi altri, non dovrebbe essere un paese dove tutti vanno d'accordo, dove tutti si vogliono bene.... e specialmente, dove nessuno muore di fame?... La patria, insomma, di Gesù Cristo, nostro Signore, il quale precisamente essendo come Figliuolo di Dio la vera luce di tutto quanto, ha scoperto anche la patria universale, l'eguaglianza, il socialismo.... e ne ha parlato nel suo Vangelo, duemila anni prima, giusto in punto, che ne facessero la scoperta.... i moderni talentoni!... Quel santo uomo del tuo buon zio Don Giacomo, che ha amato la patria veramente da buon cristiano, l'ha servita, per esempio tutta la vita, Le ha dato tutto il suo.... ed è anche morto, diremo, per la patria.

La Patria del 15 gennaio esponeva crudamente questa situazione. «Chi fa le spese è il lavoro» scriveva. «In definitiva, o i coloni debbono morir di fame per fare le spese ai proprietarî di terre e ai capitalisti, ovvero debbono rendersi insolvibili verso chi somministra loro le sussistenze; tutto il meccanismo dell'economia rurale non ha che uno scopo solo: impinguare la scarsella ai latifondisti ed alle imprese di colonizzazione

FORCA. E di che cosa? PANFAGO. Crepo della traditora fame. FORCA. Dio ti ci mantegna. PIRINO. Panfago, abbiamo bisogno di te; e se ci aiuti, te ne aremo obligo. PANFAGO. Per acquistarmi la vostra grazia andrei nel fuoco. PIRINO. Se, non avendomi mai fatto servigio, la casa mia t'è stata sempre aperta, pensa che sará se ricevo da te cosí segnalato servigio.

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