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CINTIA. Maggiori ne udirai. ... Venuta ch'io fui all'etá convenevole, Arreotimo mi mandò alla scuola con Erasto, figlio di Sinesio, acciò, per essere amendue d'una istessa etá, l'emolazione avesse me spronato agli studi.

PROTODIDASCALO. Menti, lurcone, nugigerolo, sicofanta! MASTICA. Menti tu, che sia tuo fante. PROTODIDASCALO. Heu, heu, heu! MASTICA. Guai ti dia Dio, che hai? PROTODIDASCALO. Mi doglio all'antica. Da dolentis? heu, ah et cetera. Ma «o tempora, o mores», o aurea etá, dove sei transacta, ove sei! o Cicerone che increpavi i tuoi tempi!

FILIGENIO. E se non fusse che veggio persone di maggior etá e condizione, anzi di quei che governano al mondo, inviluppati in simili materie, mi dispererei; ma con l'essempio di persone cosí degne allevio gli affanni miei. Ma eccolo: Forca, Forca; mi son accorto di te ben, ! FORCA. Vengo, padrone. FILIGENIO. Come serpe all'incanto. Giá sleghi lo sacco delle bugie per vomitarmele adosso.

È, oltre a questo, fatto onore ad alcuni, li quali per loro meriti nol ricevono, ma per alcuna dignitá loro conceduta, o per la memoria de' lor passati, o forse per la loro etá: questi sono, andando, messi innanzi, posti nelle prime sedie, e in simili maniere onorati.

L'Italia progredí in lettere, in arti, in ogni sorta di coltura, in molte parti della civiltá, ma non nella piú essenziale, nell'indipendenza; e la nostra storia non narra quasi piú che variazioni di dipendenze. Perciò ci trattenemmo oltre al solito in questo secolo corso da Gregorio VII alla pace di Costanza, che è il piú bello di nostra bella etá.

Ad ogni modo, questa epoca in che Roma incominciò a ponderare e preponderare in Italia ci parve molto piú importante, piú atta a segnare il fine della etá primitiva, il principio d'una seconda etá della nostra storia, che non sia l'epoca della fondazione di Roma, scelta a ciò dalla maggior parte degli storici moderni.

La religione rimase poco piú che arte politica, stromento, arcano d'imperio, in mano a' patrizi, che serbarono fino alla fine della repubblica la privativa del sommo pontificato e de' sacerdozi maggiori. Incominciata da Socrate, Platone, Aristotele e gli altri capiscuola, questa fu la grande, la utile etá della filosofia; non ne sorgerá mai piú un'altra tale.

Questa, la quale non solamente i giovani, ma i vecchi fa se medesimi sovente dimenticare, loro con tante e tali lusinghe diletica, che, potendo all'appetito la vigorosa etá dell'adolescenza sodisfare, con ogni pensiero e con ardentissima affezione quello vituperevole diletto seguendo, tutti si mettono.

Quale ora questa si fosse, niuno il sa; ma, o conformitá di complessioni o di costumi o speziale influenzia del cielo che in ciò operasse, o, come noi per esperienza veggiamo nelle feste, per la dolcezza de' suoni, per la generale allegrezza, per la dilicatezza de' cibi e de' vini, gli animi eziandio degli uomini maturi, non che de' giovinetti, ampliarsi e divenire atti a poter essere leggiermente presi da qualunque cosa che piace; è certo questo esserne divenuto, cioè Dante nella sua pargoletta etá fatto d'amore ferventissimo servidore.

Adunque questa buona e laudevole intenzione della rozza etá mosse molti a diverse invenzioni nel mondo multiplicante per apparere; e, dove i primi una sola deitá adoravano, stoltamente mostrarono a' segnenti esserne molte, comeché quella una dicessero, oltre ad ogni altra, ottenere il principato.