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Aggiornato: 10 maggio 2025


140 La moglie Argia che stava appresso ascosa, poi che lo vide nel suo error caduto, saltò fuora gridando: Ah degna cosa che io veggo di dottor saggio tenuto! Trovato in mal'opra e viziosa, pensa se rosso far si deve e muto. O terra, acciò ti si gettassi dentro, perché allor non t'apristi insino al centro?

14 Marfisa con Ruggiero a questo segno si muove, e non aspetta altra trombetta; prima rompe l'arrestato legno, che tre, l'un dopo l'altro, in terra getta. De l'asta di Ruggier fu il pagan degno, che guidò gli altri, e uscì di vita in fretta; e per quella medesima con lui uno ed un altro andò nei regni bui. 15 Di qui nacque un error tra gli assaliti, che lor causò lor ultima ruina.

49 E seguitò, narrandole di quello magico error che gli avea ordito Atlante: che simulando d'essa il viso bello, che captiva parea del rio gigante, tratto l'avea ne l'incantato ostello, dove sparito poi gli era davante; e come tarda con simile inganno le donne e i cavallier che di l

83 Rinaldo disse al re: Magno signore, non lasciar la battaglia più seguire; perché di questi dua qualunche more, sappi ch'a torto tu 'l lasci morire. L'un crede aver ragione, ed è in errore, e dice il falso, e non sa di mentire; ma quel medesmo error che 'l suo germano a morir trasse, a lui pon l'arme in mano.

60 Ma più d'ogni altro duol che le sia detto, che tormenti Ruggier, di questo ha doglia, ch'intende che s'affligge per sospetto ch'ella lui lasci, e che quel Greco voglia. Onde, acciò si conforti, e che del petto questa credenza e questo error si toglia, per una di sue fide cameriere gli fe' queste parole un sapere: 61 Ruggier, qual sempre fui, tal esser voglio fin alla morte, e più, se più si puote. O siami Amor benigno o m'usi orgoglio, o me Fortuna in alto o in basso ruote, immobil son di vera fede scoglio che d'ogn'intorno il vento e il mar percuote: gi

Sotto i fulmini sacri umil pensiero Fece Germania, e scolorì sembianti, Ed alzò gridi, e diè consiglio al fiero Di fine imporre a quegli error cotanti; Ei sazio d'empiet

Ma or che forte e secura e di te stessa Donna, per propria via, splendida incedi, Tanta virtù non m'è dal ciel concessa, Ch'io taccia ancor de lo straniero a' piedi; Di lui, che, d'ogni error l'anima ossessa, Contro il suo petto infurïar tu vedi, E dal reo brago, ove ognor più s'ingora, Giudicar osa e minacciar tuttora!

Or lassa ove t'offesi? ove cotanti Error commisi, che da me lontano Rivolgi il cor , che mi struggo in pianti Te pur pregando, e mi distruggo invano? Forse tra scogli, e turbini sonanti Ti produsse, Ottoman, l'empio Oceano? Ch'a te non cal, che fra i Latin schernita Tragga in dolor la miserabil vita?

Or, mentre sola io piango, che fa Nerone? In rei bagordi egli apre la notte giá. Securo stassi ei dunque? tosto? appieno?... E in securtá pur viva! Ma, a temer pronto, e a distemer del pari, nulla ei piú crede ad un lontan periglio: di un tanto error, deh, non glien torni il danno!

DON RODORIGO. Non si deve condennar a morte chi sommamente desia di morire, ché la morte gli sarebbe premio, non castigo. Egli desiando la vostra figliuola per isposa fece l'errore, e l'error fu piú tosto dell'etá che suo, ché non gionge ancora a diciotto anni. EUFRANONE. E voi con la giustizia vincete gli animi; un error fatto per poca etá deve privare un padre di sua figlia.

Parola Del Giorno

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