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Aggiornato: 27 maggio 2025


Gli applausi dell'intelligente pubblico di Palazzolo sull'Oglio vi devono essere di sprone a perseverare nelle parti di tenore assoluto, nelle quali Euterpe vi riserva splendido, per l'avvenire, l'aurato serto di Elicona. «Il Ficcanaso»

dinanzi a noi, tal quale un foco acceso, ci si fe' l'aere sotto i verdi rami; e 'l dolce suon per canti era gia` inteso. O sacrosante Vergini, se fami, freddi o vigilie mai per voi soffersi, cagion mi sprona ch'io merce' vi chiami. Or convien che Elicona per me versi, e Uranie m'aiuti col suo coro forti cose a pensar mettere in versi.

Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; veduto ho Febo e le dotte sorelle, e Tirrenia fra loro; una di loro è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, e da la fonte al cielo: ella è colei che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; ella è il mio sole; ella è la mia Talia. Ed io son Mopso.

dinanzi a noi, tal quale un foco acceso, ci si fe' l'aere sotto i verdi rami; e 'l dolce suon per canti era gia` inteso. O sacrosante Vergini, se fami, freddi o vigilie mai per voi soffersi, cagion mi sprona ch'io merce' vi chiami. Or convien che Elicona per me versi, e Uranie m'aiuti col suo coro forti cose a pensar mettere in versi.

Signoreggiano in cielo, e 'n su la terra han signoria quell'anime celesti: e ciascuna di lor da la sua spera, Calliope da tutte il lor valore spargon quaggiù ne i più chiari intelletti. E qual del divo spirto ha l'alma ingombra a lui s'apre Elicona: a lui le chiome cingono i lauri: a lui non si disdice spenger la sete al fonte d'Aganippe.

Io dico te, Iesú, lo qual invoco mio Febo, mio Elicona, mio Parnasso, ov'ogni bel pensier al fin collòco. So ben che di te dir via piú t'abbasso, che tacendo non alzo; e pur m'offersi, ecco, a dricciar nel tuo bel nome il passo. Ché, come vedi, son questi miei versi d'amor almanco e caritade in cima, se non toscani, ben sonori e tersi. Coecum quid et miserum hominibus vita.

Tornate Dive; tornin l'altre e meco rimanga la dolcissima Talia; rimanti, o Diva, con colui che sempre teco è col core. O Musa a le mie rime basta la tua virtù. Tu 'l mio Elicona, tu 'l mio Parnaso se': tu se' 'l mio Apollo: tu con l'ardor de' begli occhi sereni accendi entro 'l mio cor chiaro foco, che l'invidia del tempo in alcun tempo non potr

E di quel ch'io ti dico, chiara luce di TIRRENIA ne porge il divo lume. T. Bramo di quel che di' saperne il come. D. TIRSE, non ha veduto il secol nostro pastor ch'io creda alcun, che d'alcun pregio abbia colto ghirlanda in Elicona, che s'ha lei vista, e se gli accenti suoi ha ne l'alma raccolti, tale ardore non abbia conceputo, che 'l suo ingegno n'ha poi fuor dimostrati ardenti lampi.

Movete o sante Dive a i vostri onori, cinte le tempie d'odorati allori. Sorge in Boezia e non molto lontano dal gran Parnaso un onorato giogo che d'altezza e d'onor con lui contende; quest'è 'l santo Elicona, in cui verdeggia l'eterna selva sacra al sacro Apollo, d'uno e d'altro valor degna corona.

O s'udissi talor quando accompagna la voce al suon de la soave cetra: o quando assisa tra Ninfe e Pastori move tra lor la lingua a dolci note: s'udissi, dico, come in nuovi accenti, e come in soavissimi sospiri l'aria intorno addolcisca, e i vaghi augelli tra le frondi si stiano intenti e muti, e come i colli, e gli alberi, e le grotte mandin cantando al ciel novelle voci, so che non chiederiano i tuoi disiri altre Muse, altro Apollo, altro Elicona.

Parola Del Giorno

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