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Aggiornato: 8 giugno 2025
Gli applausi dell'intelligente pubblico di Palazzolo sull'Oglio vi devono essere di sprone a perseverare nelle parti di tenore assoluto, nelle quali Euterpe vi riserva splendido, per l'avvenire, l'aurato serto di Elicona. «Il Ficcanaso»
Aveva da apparecchiare la zuppa di latte pel suo gatto Romeo, da prendere il caffè e i baicoli col nobile Canziani, da ascoltare i pettegolezzi della contessa Ficcanaso e delle altre dame che venivano a visitarla, da giocare a consina con don Luigi, e da pisolare nella poltrona mentre lo stesso don Luigi le recitava il breviario o le teneva ragionamenti spirituali.
Però queste cose ella non le poteva dire che nel segreto dell'amicizia, alla contessa Ficcanaso, per esempio, quella sua tenera amica che conosciamo, giacchè Gasparo aveva certe massime tutto sue, e guai s'egli avesse sentito che sua madre si lagnava del modo in cui egli era trattato.
La Nena, quella notte, dormì colla prosa di Ficcanaso sotto il capezzale: era incerta, titubante se dirne qualche cosa alla signora contessa: poi, si persuase, che ormai Frascolini non aveva mandato il giornale altro che per lei, la Nena, solamente per lei: si consolò tutta, allora, e pregò la Madonna perchè le facesse la grazia di potersi incontrare a Borghignano, almeno una volta con Sandrino, reduce dai trionfi di Palazzolo sull'Oglio.
Così il nobile Canziani, il signor Sughillo, la contessa Ficcanaso, i Rialdi avevano di tratto in tratto la compiacenza d'esser svegliati prima di giorno da un gallo nascosto in un canterale, o di trovar sparsa l'assafetida sulle lenzuola, o di sentirsi nel cuor della notte strappar via le coperte che erano state insidiosamente legate a una cordicella di cui uno dei capi era fuori della stanza.
La contessa Zanze e la contessa Ficcanaso si facevano mille moine, ma in fondo non si potevano soffrire. E quel giorno poi a trovarsi appaiato nella stessa mortificazione provavano una stizza grandissima. Che vogliano levarsi dai piedi la Ficcanaso pensava la contessa Zanze questo si capisce, ma un trattamento simile a me, che sono della famiglia! E l'altra diceva in cuor suo: Facciano quante asinerie vogliono a una parente povera; chè gi
In quanto agli antichi conoscenti alcuni non si facevano più vivi, altri venivano per curiosare; primissima fra questi la contessa Ficcanaso a cui non pareva vero di andar in giro per la citt
La contessa Ficcanaso, per esempio, era furibonda alla sola idea che i Rialdi potessero vincere il loro punto, e urlava che sarebbe un pessimo esempio, e che tutte le ragazze sarebbero incoraggiate a far le civette e peggio, e che nessuna madre di famiglia avrebbe voluto più condur le figliuole in palazzo Bollati se fosse successo quello scandaloso matrimonio.
La contessa Zanze, la contessa Ficcanaso e don Luigi erano in disposizione d'animo affatto diverse, e, poichè il fiasco del barcajolo veniva a ricader sui padroni, ne provavano una segreta esultanza, che non esprimevano apertamente, ma che lasciavano trapelare. Don Luigi faceva delle riflessioni filosofiche sulla caducit
In questa condizione umiliante si trovavano quel giorno il conte Luca e la contessa Zanze Rialdi, cugini dei padroni, relegati insieme con la loro figliuola Fortunata a una finestra di fianco che dava sul rio e dalla quale il Canal Grande si vedeva solo in iscorcio. Nè la finestra era esclusivamente per i Rialdi, chè anzi essi dovevano dividerla con Don Luigi, precettore del contino Leonardo, e con un'altra signora soprannominata la contessa Ficcanaso per la rara abilit
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