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Aggiornato: 26 giugno 2025


Le donne, i fanciulli e i vecchi duravano fatica a tirar innanzi. Parecchi rimasero per istrada, estenuati, morenti. Mancavano di bestie da tiro, di carri. Alcuni infermi furono trascinati su carretti a mano, lungo tutta la strada. In causa dell'inverno precoce e terribile, la traversata delle Montagne Rocciose fu una vera rotta, come una ritirata di Russia.

Il corpo del povero Daniele stava disteso sulla neve, riconoscibile come se fosse morto poche ore innanzi; solo la guancia esposta al sole prendeva ad allividire, ma l’altra ed il resto della persona duravano intatti.

Mentre duravano le trattative e i tira tira sui prezzi, Regina, uscendo dalla fattoria, venne a dire: Vedete un po' e dite quel che vi pare... Dietro di lei seguiva Amedeo nel suo costume nuovo di battelliere, con una tunica turchina dai risvolti bianchi e le stelle bianche nel nastro del cappello. Le donne gli si misero intorno e lo fecero girare sulle gambe.

Andrea aveva finito coll'andare tutti i giorni in casa Castelguelfo e vi faceva visite che duravano per ore intere; e siccome la Baby non voleva punto cambiare le proprie abitudini, così anche Andrea doveva trovarsi coll'altra gente.

Queste ultime parole duravano fatica ad uscirgli di bocca; pure, gli bisognava dirle, se voleva farsi intendere dal Pietrasanta. To', rispose questi, egli non ha mica il torto! Sua moglie è, per tutti gli Dei, la più bella donna di Genova, e potrei aggiungere anco di altri luoghi parecchi. Hai tu mai notato, Aloise, che grandi occhi verdi? Verdi! Questa è nuova di zecca.

In fondo si tenevano sicuri e ridevano dei frequenti moti di ribellione come di un malcontento prodotto dalla inguaribile corruzione di tutti i tempi; pronti nullameno a combatterla col ferro e col fuoco. Ma se la teorica e il sistema inquisitoriale duravano, gli uomini erano mutati.

I mille echi del monte Barro erano in gran faccende e duravano fatica a tenerci dietro; il sole spariva dietro i monti, ammiccando ancora con un paio di raggi all'onde del lago lievemente increspate, rugose ganze di vaporosi amori. La china scoscesa era finita, e la via si stendeva ora con facilissimo pendìo.

Per le strade e pei vicoli, non essendo giorno di festa, si vedeva il solito viavai: ma un attento osservatore avrebbe facilmente notata l'assenza dello zerbinotto e della signora elegante. Infatti, era un lunedì, e il veglione del teatro Carlo Felice era finito alle sei del mattino. Le belle dormivano; e l'ora dei belli, come la dicono a Genova con frase molto gustosa, non era anche suonata. I belli duravano ancora nel primo sonno, quantunque fossero le undici all'orologio delle Vigne, le undici e un quarto a quel della Posta. Notiamo di passata che gli orologi di Genova non sono punto dissimili da quelli delle altre citt

Quel giorno, dopo aver assistito alla presentazione della muna, fra cui v'era un piatto spropositato di cuscussù, portato a stento da cinque arabi, ci rifugiammo, come sempre, sotto la tenda, a godervi i soliti quaranta gradi centigradi che duravano fino alle quattro dopo mezzogiorno; nel qual tempo l'accampamento rimaneva immerso in un profondo silenzio. Alle quattro, la vita si ridestava.

I cantanti cominciarono a strillare accompagnati da una specie di tamburi scordati. I danzatori accostarono alle labbra il loro fischietto d'osso d'oca ornato della rara piuma dell'uccello medico, e si misero a ballare in su e in giù. Essi dovevano seguitar a fischiare finchè duravano a ballare, cioè fino al tramonto del giorno successivo.

Parola Del Giorno

s'alceste

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