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Aggiornato: 10 giugno 2025
Forse disse solamente Giorgio, diventato serio. Forse: è la nostra parola. Siamo ciechi e quando apriamo gli occhi, è per vedere il sole che fugge, è per ricadere nella notte. Meglio dormire.... E rivolse la testa, quasi infastidita. Gli orecchini di brillanti, smossi, si rifransero vivacemente; la luna invadeva quietamente l'angolo oscuro dove stava Giorgio, ma egli non si accorgeva di nulla.
Così vorrei dormire il sonno eterno, lontano dalle visite cerimoniose dei viventi e dalla mala compagnia dei defunti. Ma ohimè, quando morrò, e se morrò nel mio letto, il mio sogno non giover
E fui preso da quel vago sopore dello spirito che non è dormire, ma sognare. Tristi sogni quelli delle veglie notturne al capezzale d'un caro infermo. Un orologio battè le due ore. Scossi bruscamente il capo per tenermi desto, mi venne in mente la contessa che m'avea pregato di farla avvisare a quell'ora, e pensai che non sarebbe stata carit
Mentre l'intelletto umano compiva atti prodigiosi, mentre le scoperte s'accumulavano su tutti i punti dell'orizzonte mercé la indomabile energia del progresso, la Spagna continuava a dormire, impassibile, incurante, vanagloriosa, sull'estremo punto d'Europa, incarnazione letargica del Medio Evo...
Non se ne parli più. Fatte queste parole, ce ne andammo a dormire. La mattina seguente, bevuto il caffè insieme coi nostri ospiti delle Vaie, prendemmo congedo da loro, per ritornarcene a Modena. Quando fui in sella, mi parve di essere Gino Malatesti. La fanciulla dei Guerri era l
Le cose andarono al punto che, un giorno, dopo la cena, poi che i vecchi e i ragazzi furono andati a dormire, la Gina, con una voce che non pareva la sua, e cercando quasi di non incontrare il mio sguardo, mi disse: Bebbe, ho bisogno di parlarti.
MALFATTO. Ché non pigliate quella spada e correteli dereto? ch'io ve cci voglio lassar andare. LUZIO. Se nne è andato. Non ce è, no, mastro. PRUDENZIO. Non si curi! So bene che non ospitará piú in casa nostra. MALFATTO. Meglio andamo a dormire, ché se cce passará questa stizza. PRUDENZIO. Non me romper la testa. MALFATTO. Che so io? Lo dico perché potrete cantare ancora domani a sera.
I loro polsi, ugualmente fini, si allacciavano, per dormire in pace. Il sonno le avvolgerebbe, così belle, così nude, sul medesimo guanciale. Sovra i lor grandi occhi orlati di khôl scenderebber le palpebre scure. La gioia che potrebbero dare a chiunque le vedesse rimarrebbe sepolta, addormentata, in quella femminile promiscuit
94 Vi fu legata pur quella matina, dove venìa per trangugiarla viva quel smisurato mostro, orca marina, che di aborrevole esca si nutriva. Dissi di sopra, come fu rapina di quei che la trovaro in su la riva dormire al vecchio incantatore a canto, ch'ivi l'avea tirata per incanto.
«La sua venuta mi è di buon augurio, io volevo andare a trovar lui, egli è venuto a trovar me; questo è destino, e mi pare ci sia da sperar bene.» «E a me pare in vece ci sia da temer tutto.» «Vadano all'inferno i vigliacchi,» disse il Visconti saettando l'altro colla feroce sua pupilla. «Va! va nell'altra stanza a dormire che sarai stracco; ho bisogno di star solo, va.»
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