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La giornata che il mattino prometteva bellissima, poco alla volta s’era oscurita. Quando ci levammo di tavola il vento cominciò a far ballare i vetri, quando ebbimo bevuto il caffè cominciò a nevischiare. S’era in fine d’aprile. Giù per i vigneti che scendono sino alla Dora sorgeva dal terreno ghiaioso e fra le catene brune dei vimini qualche albero sottile di mandorlo o di pesca, tutto fiorito e di l

E chi ti dice di no? E Dora non può essere femminile in francese, com'è in italiano? C'est juste; puisque c'est une rivière... aggiunse il conte Candioli con aria di trionfatore romano. Ah bene! benissimo! gridarono tutti in coro. Une rivière! Diciamo dunque: La Dora. E sar

Ma non temete; di vigor ripiene L'alme vostre fiammeggino: vicino Oggimai veggo farsi a queste arene Incontra Turchi un Cavalier divino; Per salute di noi ratto sen viene, Trascorrendo di mar lungo cammino, Il gran guerrier, che di supremo alloro La Dora adorna, e la Citt

Otto giorni dopo queste dolorose scene cui il lettore si è compiaciuto di assistere, Alfredo Guglielmi, liberato dalla fortezza, la mercè delle premure dei suoi superiori, mestamente congedandosi dalla madre, ripartiva pel suo reggimento stanziato sulla Dora.

Il livor de' volgari alla gentile Perdonò l'esser nata in altre sponde, Tanto le piacque farsi a noi simìle Avvezzando le sue labbra faconde Non solo al bel, sonante italo stile, Ma al dïaletto che di Dora all'onde, E in tutte le dolci aure subalpine, Bench'irto, par che ad amicizia inchine.

Non ci intrichiamo nella storia a stabilire date o a fissare il progresso di questi Saraceni, ma pel romanzo accettiamo la tradizione. Più breve d'ogni cronista, e senza mettere date, eloquentissimo, il romito che scrisse lasciò questa memoria: Cadde Genova, cadde Casale, cadde Torino. Alzor è alla Dora!

, lo credo e fermamente lo credo: oggi una spada dal cielo benedetta si snudò sulla Dora; io mi beerò a quel lampo e per la prima volta abbraccerò mio fratello. Chi mai? proruppe Rosina: sarebbe forse giunta l'ora in cui mi svelerai il tuo segreto? Rosina, ascoltami: tu ne sei degna, il momento arrivò; giurami però custodire il grande arcano.

Da questo discorso del Candidi coll'Ariberti ne avvenne che la prosa francese del contino nel secondo quaderno della Dora, uscisse stampata in forma cristiana. Ci si mostravano poi certe frasi, ci si rigiravano certe tournures, che il nobile autore non avea pur sognato di metterci. Ma egli si guardò bene dal protestare; che anzi!..

Non sapendo come rigirarla, Ariberto chiese all'amico se era sempre alla Dora per correggere le bozze di stampa. C'ero fino a otto giorni fa, rispose Filippo, ma devo essermi guadagnato l'antipatia di qualcheduno perchè hanno soppresso l'ufficio. Diamine! esclamò Ariberto. -Mi fa specie del conte Candioli, a cui facevi servizio quel poco. Caro mio, le son cose di tutti i giorni.

Venendo ora ai nomi, alcuni firmavano i loro scritti, altri no. Il Candioli, per esempio, si nascondeva dietro un Comte de *; ma trovava il modo di dire cinquanta volte in un giorno che le tre stelle della Dora non avevano altro scopo fuor quello di usar riguardo ad una famiglia qui ne s'était jamais encanaillée dans les lettres.