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Aggiornato: 31 maggio 2025
« Ciò vuoi dire mi rispose ridendo che vi taglieranno il collo a tutti. «Spaventato dalla feroce risposta, rimasi convinto che tutti quegli uomini rossi e neri che domandavano la nostra testa non erano altro che i tiranni di cui avevo inteso parlar tanto senza aver potuto mai vederli.
Ma se domandavano: «E Sergio, il nostro caro Sergio, come sta?» e si sentivan rispondere da Lidia: «Bene, grazie. È nello studio; ora lo faccio chiamare,» addio speranze, addio preliminari e discorsi sentimentali!... Però, quando compariva io, le strette di mano eran così calorose come tornassi da un viaggio di circumnavigazione.
Appena entrarono dalla Zanibon tutti cominciarono a prendersi gioco di loro e metterli in burletta a proposito di quella diserzione. E nemmeno le celie erano di natura tale da lusingare il loro amor proprio. A che si dovea attribuire domandavano gli altri quella comparsa inaspettata? La Contessina era andata a letto? Faceva breccia il cugino?
Don Ciccio e don Salvatore s'abbandonarono sulle sedie, l'uno con la testa tra le palme, l'altro dondolandola. Duecento mila lire!... duecento mila lire!... casa rovinata.... casa rovinata! Gli scellerati volevano morto il fratello dacchè domandavano quella somma ch'essi non avrebbero potuto pagar mai! Basta, fu il fattore che riuscì a calmarli in certo modo.
Da quel giorno il nuovo Vincenzo Dogliani, quel personaggio di cui non si poteva parlare ad alta voce, e che aveva una storia, divenne, nella immaginazione de' suoi cugini, una specie di eroe da romanzo. Lo chiamavano Vicenzino per distinguerlo dal primo Vincenzo, ed appena questi tornava dalla scuola, le sorelline, curiose di qualsiasi informazioni sul cuginetto, domandavano: E Vicenzino?
Tutto ciò andava benissimo, ma non toglieva di mezzo le apprensioni. Ad accrescerle, anzi, venne poco dopo l'annunzio di una visita. Il signor commissario e il suo applicato, domandavano di essere ammessi a riverire i signori Guerri. A riverire, capite? Questo era il linguaggio ufficiale, la veste, la maschera del pensiero; ma bisognava vedere, che cosa ci fosse sotto.
Francesco Kloss si recava sempre più tardi al Cova, la sera, a bere il suo caffè e latte. Anche il Kloss faceva un po' di assistenza al Casalbara e un po' di compagnia alla duchessa. La fera tonna motèl.... con tutt i perfezion!... E quando i suoi amici, gente d'affari, gli domandavano conto della liquidazione della Cisalpina, dichiarava che procedeva penissimo.
Non ti domandavano mica di scendere a particolari disse la madre, alquanto mortificata. Ma Diana s'interpose. No, suo figlio ha ragione... Lo capisco perfettamente... Credo che nel suo caso farei lo stesso. Lo scultore la ringraziò con un'occhiata. Dopo aver esaminato altre tre o quattro cosuccie incompiute, zio e nipote presero congedo.
Troppo tardi, gridavano gli impresarii. Dorme, di notte? domandavano le madri. Che onorari vi aspettate? chiedevano gli impresarii. Perchè la vestite di celeste? chiedevano le madri. Perchè non la vestite da maschio e dite che ha cinque anni? chiedevano gli impresarii. Speriamo che la lascerete suonare molto per beneficenza, dicevano le madri.
Uno de' suoi scritturali, la penna appiccata sopra l'orecchio e gli occhiali rialzati a guisa di visiera sulla fronte, uscì del fondaco e attraversò il portichetto per annunziare al principale che due donne, l'una vecchia e l'altra giovine, le quali si dicevano sue parenti, domandavano il favore di parlargli. Chi sono? chiese il negoziante, senza levar gli occhi dal registro.
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