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Aggiornato: 28 giugno 2025
Dolce amor, dolce musa: e non vaneggio; non è 'l mio sogno; no, che viva e vera ti veggio alma mia diva; e tal ti scorgo qual ti scorgono e Febo e tue sorelle a l'onde di Permesso; e qual ti scorge la sorella di Febo entro al suo giro. Quant'è la gioia mia?
Tuttavia la Desirée Soleil si portò in modo che anche le cattive lingue dovettero presto ricredersi. E come stessero le cose fu chiaro a tutti i curiosi, una sera in cui la Desirée si era messa a fissare ostinatamente dal palcoscenico la contessa Della Valle, mentre questa, a sua volta, guardava la diva, sorridendo con olimpica indifferenza.
Le peripezie del viaggio lungo i deserti di ghiaccio, coi lupi affamati che saltavano attorno alla slitta, erano innumerevoli e svariatissime, ma presto o tardi si arrivava felicemente al castello del principe. Era un castello in mezzo alla neve, con parco e giardino inglese, illuminato a luce elettrica. Nel castello, Barbarossa ne tentò di tutti i colori contro la virtù della diva.
La Desirée Soleil, la diva, si mostrò indifferente a quell'abbandono così immeritato, ma Andreina Calziraghi ne soffrì assai, perchè essa amava sempre il Vharè, come gi
Qui, solingo, sdegnoso, abbandonato, Dormi in eccelso oblìo presso le stelle, Ferreo Titano de l’idea, ribelle Come sei nato!... Errar ti vider queste vette e queste Boscaglie, un giorno: quando a le tue nude Tempie battea lo spirto audace e rude De le tempeste; E il sangue acceso fumido ondeggiante In larghe ondate al cerebro fluiva, Pòlline sacro a fecondar la diva Idea balzante.
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. Tra il talento di attrice scoperto dalla sindachessa, l'effetto di una ricca abbigliatura che faceva morir d'invidia le ragazze del paese, e quello d'una bellezza innegabile che destava istinti d'antropofago perfino nel più interessato apostolo della nutrizione vegetale, il prologo andò a vele gonfie. Seguì ancora una suonata della banda, con assòlo di tromba a pistoni; chetato il quale, si ebbe una mandolinata delle tre Berti, tanto carine e meritamente applaudite, colla domanda del bis: domanda che fu tosto esaudita, ma variando il pezzo, secondo l'uso dei concertisti che si rispettano. Da capo, finito il terzetto delle mandoliniste, volle rumoreggiare la banda, con un centone di pezzi della Norma, dove non mancò la "Casta diva" nè il suo contrapposto del "Guerra, guerra". Quello era il momento buono per metter mano all'armi. Discese Filippo Ferri sul tavolato, e lo seguì Enrico Dal Ciotto. Terenzio Spazzòli, uomo tagliato a tutti i grandi uffici, con molta dignit
Anelante, tornava poi a sedere, e terminava tranquillamente di raccontare il drammatico epilogo del principe russo il quale, in capo ad una settimana, e a cagione di quell'amore infelice, diventato pazzo furioso e legato nel proprio letto, colla camicia di forza, non faceva altro che ripetere no! no! no! lo spietato no, della diva!
La sera che precedette la partenza della Soleil da Borghignano, fu davvero una serataccia. La diva aveva molto lavorato coll'Assunta nel riporre la roba e nel prepararsi per la partenza, e tutt'e due erano stanche morte.
Soltanto il Presidente, in fondo al cuore, rimaneva fedele agli incanti della diva: in fondo al cuore, chè non si arrischiava di contrariare, di mettersi in opposizione, co' suoi colleghi.
Lalla non gli aveva mai fatto parola a proposito della diva, nemmeno per dirgli che la Soleil cantava bene; ma quella sera essa voleva parlare e intanto lo fissava sorridendo... e fissava pur sorridendo l'occhiello del suo frak, dov'erano infilate alcune violette. Bellissime... Mi spiace, duchessina, ma non posso, non oso offrirgliele. Teme un dolce rimprovero?
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