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Aggiornato: 5 maggio 2025
A quest'ora, principessa?... esclamò il Weill-Myot. Qual affare vi conduce?... E pronunziò la parola affare con un tuono, che non lasciò alla principessa illusione di sorta. Il banchiere, vista specialmente la studiata abbigliatura della principessa, le facea intendere che egli non era disposto a sostener una scena di seduzione.
Tutti sanno che al tempo di questa narrazione, le veglie del teatro Carlo Felice si tenevano soltanto nelle sale del Ridotto. Le signore eleganti salivano in pompa magna a darvi una scorsa, o mettevano una mascheretta al viso, e un domino di seta sulla loro abbigliatura da teatro, onde era facile il riconoscerle, come se fossero andate a fronte scoperta.
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene. Tra il talento di attrice scoperto dalla sindachessa, l'effetto di una ricca abbigliatura che faceva morir d'invidia le ragazze del paese, e quello d'una bellezza innegabile che destava istinti d'antropofago perfino nel più interessato apostolo della nutrizione vegetale, il prologo andò a vele gonfie. Seguì ancora una suonata della banda, con assòlo di tromba a pistoni; chetato il quale, si ebbe una mandolinata delle tre Berti, tanto carine e meritamente applaudite, colla domanda del bis: domanda che fu tosto esaudita, ma variando il pezzo, secondo l'uso dei concertisti che si rispettano. Da capo, finito il terzetto delle mandoliniste, volle rumoreggiare la banda, con un centone di pezzi della Norma, dove non mancò la "Casta diva" nè il suo contrapposto del "Guerra, guerra". Quello era il momento buono per metter mano all'armi. Discese Filippo Ferri sul tavolato, e lo seguì Enrico Dal Ciotto. Terenzio Spazzòli, uomo tagliato a tutti i grandi uffici, con molta dignit
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