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I tuoi seguaci in eleganti pruove Con grati giri e con maestri passi Spingi fra loro a belle pugne e nuove. Così tu vinci il natural dell’arte, Mentre i limiti suoi dolce sorpassi. Or ceda a te l’onor lo stesso Marte»³⁵⁹. ³⁵⁹ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, p. 210.

Quanto meglio allorchè incontri così malaugurati si risolvevano in un duello²⁰⁶! Almeno, la cavalleria, manomessa al primo istante, veniva da ultimo rispettata. ²⁰⁶ Villabianca, Diario ined., 18 sett. 1786, p. 666; settembre 1793, pp. 56 e 242; 7 agosto 1799, p. 188.

²⁴⁹ Villabianca, Diario ined., a. 1785, p. 70. E non pur complicata, ma anche elastica era quella procedura. Nelle chiese nelle quali mancavano luoghi comodi, il reo era facoltato ad uscire ogni volta che un bisogno lo imponesse. La immunit

Diario inedito, a. 1793, 12 ott., p. 251. ³²² Villabianca, Diario ined., 24 sett. 1794, p. 613. Il boia stava pronto a tutte le chiamate. Nun manca pri lu boja, diceva il proverbio; e chi passava dalla Vicaria vedevalo sempre seduto sopra una pancaccia, quando dentro, quando fuori del portone.

¹⁶⁰ Vedi circolare del 22 genn. 1782 del Vicerè Caracciolo, che richiamava il real ordine relativo alla esatta esecuzione della circolare del 6 luglio 1775 sull’argomento. Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVII, pp. 231-37 e v. XXVI, pp. 329-31. Mons.

¹⁶⁰ Sotto la data del Settembre 1773 il Villabianca, Diario, V. XX della Biblioteca, v. XX pag. 292, scriveva: «Le maestranze della citt

²³⁹ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XIX, pp. 23-24. Non ostante che lontano da noi, questo abuso concorre a lumeggiare l’ambiente, e giova a farci capire come potessero avvenire certe cose anche fuori la citt

Era quello il diario che rappresentava, nel concerto della pubblica opinione, il concorso leale d'una parte dei repubblicani d'allora alla monarchia di Savoia, a patto che si muovesse guerra allo straniero, e si facesse l'Italia. La guerra venne, e l'Italia fu fatta, non importa dir come; pensiamo che ciò debba entrare nel nostro racconto.

Però se honestatis causa non nomino cotesto diario, bisogna che mi difenda da un accusa, ch'ei mi ha messo addosso d'idolatria. Se fossi un uomo come un altro me la passerei con una scrollatina di spalle secondochè le più volte costumo, esclamando: Grullerie! ma come prete io non vo' impacci con Monsignore Arcivescovo, correre il rischio di essere mandato a fare per tre mesi gli esercizi all'Alvergna; gli è vero che potrei ricorrere a Sua Eccellenza il ministro dei culti, ma mi par meglio non ci ricorrere, se non fosse altro per non dare disturbi a quel buon signore, che ama tanto la calma pensosa, ed ha ragione. Come prete cattolico apostolico romano (veramente sono fiorentino, ma non importa, lascio stare il romano per usanza) professo tre adorazioni: la Dulia, l'Iperdulia, e la Latrîa, o per dirla in termini, che i cristiani intendano, e non abbaino i cani, adorazione di Dio, della Madonna, e dei Santi; quanto agli uomini, io piovano Arlotto, non ho provato, provo idolatria, bensì reverenza ed affetto per coloro che con opere d'ingegno crebbero il retaggio del sapere umano, o innamorano le menti rudi del bello, le persuasero allo aborrimento del brutto; avvertendo che per me Piovano il bello e il buono formano tutta una cosa, come del pari tutta una cosa sono per me il brutto ed il cattivo. Due cotanti più degl'ingegnosi poi piaccionmi i generosi; vero è però che per favore insigne della Provvidenza di rado l'ingegno si scompagna dalla generosit

²⁴⁴ Villabianca, Diario, in Bibl., v. XXVIII, p. 266. ²⁴⁵ Provviste del Senato, a. 1785-86, pp. 548 e 588. ²⁴⁶ Vedi il cap. Teatro.