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Aggiornato: 9 giugno 2025
De gentilezza, a quel ch'io veggio e sento Proprio me assembri un'altra Danibea De excellentia, e dotrina al dolce accento Minerva sei de la scientia dea Di belt
Del resto, sappi che la signorina non è il mio genere. Sono un uomo tranquillo, io, amico della pace, e quella è un argento vivo. Mi pare una giovane Baccante; ed io vorrei Diana, se mai, la tacita dea delle selve. Correre, divertirsi, giuocare, far chiasso, è il suo gusto. Ti par fatta per piacere ad un letterato, sia pure un letterato dilettante, come il tuo divotissimo servo?
Non aveva occhi e attenzioni che per lei, che si lasciava corteggiare con grazia altera, da regina usa agli omaggi, da dea che impone adorazione.
Or dunque abbassativi, o verdi cime de voi, faggi ed abeti; de voi, lauri e mirti; de voi, querze ed ilici; de voi, viti ed olmi: abbassativi, dico, ad ascoltare questa mia sonora cetra, ma non bastevolmente sonora a l'altezza di quella madonna; ad udire queste mie leggiadre rime, ma non leggiadre al merito di quella dea; a sentire lo mio dirotto pianto, ma non sí dirotto che poscia l'ardentissime faci spegnere de l'affocato core!
E che altro è infatti quella canzone, se non un racconto di una apparizione immaginaria della dea Fortuna, di un dialogo seco lei e d'una vendetta ch'ella consuma? Ma ho detto che poesie del genere di codeste del Bürger non furono forse mai scritte da' letterati in Italia, per la somma differenza che codeste hanno per cento lati coll'ode del Guidi e con altre che si potrebbero citare.
FR. Certo sì, che cotesto è verissimo: ma tu, o buona Strega, perchè non ti trovavi tu ancora l'altre notti nelle danze di Diana, ovvero della Erodiade, o di quella che tu chiami la Signora? o, per parlare più chiaro, perchè non ti ritrovavi tu, ovvero non pareva di ritrovarte in questa illusione del demonio l'altre notti? perchè io so certo, secondo la fede nostra, Diana non essere dea, nè la Erodiade, nè anco gli spiriti immondi essere signori dell'uomo.
Su l’ala rapida Te invola il tempo Che non s’arresta: Te, forse milite D’aspri e bollenti Conflitti umani: Forse una vittima, Forse un ribelle De l’indomani. Te divina di forme, un dì vedea Bianca qual giglio e bionda come Dea Egli, la prima volta: Avevi un fior di prato a la cintura, E parevi, così ridente e pura, Tutta di sole avvolta.
Orbene, proseguì la contessa, poichè mi avete detto il vostro parere, andatevene nel salotto, ch'io mi vestirò in fretta. Oh, non istate a darvi tanta premura, disse il marchese. Purchè andiamo alle undici, giungerete sempre in tempo, anzi comparirete sul più bello, come una dea di Omero nel più forte della mischia. Benissimo; lasciatemi dunque indossar l'armatura.
Gli stravizii più infami avevano luogo in talune feste in cui gli uomini travestiti da donne e le donne travestite da uomini si abbandonavano a tutti gli eccessi, donde nascevano figlie che non conoscevano mai i loro padri, e che venivano a loro volta, sin dalla più tenera giovinezza, a ritrovare le loro madri nei misteri della dea.
S. Agostino ha precisato i principali caratteri del culto di Venere, constatando che vi erano tre Veneri in luogo di una: Quella delle Vergini, quella delle donne maritate e quella delle Cortigiane, dea impudica
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