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Aggiornato: 23 maggio 2025


Dove si mostra la camicia rossa, gli rispose Nullo con un accento che non ammetteva replica, guerra civile niente. La camicia rossa è l'assisa del popolo. Si deliberò la spedizione a Pedavoli. A traverso foreste secolari di roveri e per vallate anguste e profondissime, dopo otto ore di sudato cammino giungemmo a Pedavoli al nord d'Aspromonte.

Dopo 10 anni l'Italia era restituita a nazione. Garibaldi colla leggendaria spedizione de' Mille aveva unita mezza Italia alla patria comune, e due anni dopo giaceva ferito al piede dalla palla d'Aspromonte. Era in Pisa dopo la prigionia del Varignano, e il dottor Franceschini ed il Sequi si recarono a visitarlo; sennonchè i medici avevano inibita qualunque visita all'infermo.

E tale diventò precisamente il feroce nostro figlio d'Aspromonte trovandosi una seconda volta arbitro della bellissima Alpigiana; e quindi cercò questa volta per suo proprio conto d'inoltrarsi nelle buone grazie della fanciulla.

Appena ebbe di ciò avviso il Mazzini, benchè dissentisse dal Garibaldi circa il programma militare, dichiarò che non era più tempo di discussioni, ma d'ajutare quel moto con tutte le forze! E lasciata Londra, s'avviò in Italia. Ma era appena giunto a Lugano, che ebbe notizia del luttuoso e codardo fratricidio d'Aspromonte, e, pochi giorni dopo, dell'efferato assassinio di Fantina .

E voi le mie buone fanciulle l'avete fatta grossa d'affidarvi a lui, o non avete saputo distinguere sulla maschia figura del figlio d'Aspromonte l'occhio aquilino e micidiale del bandito. E Talarico non solo, ma tutto quanto voi avete veduto di pesca, di pescatori e di Sirena sotto le finestre della vostra abitazione, tutto era stato premeditato ed ordito per involare la Marzia.

E un altro esercito si avanza, quanto diverso da quello che s'allontana! ma pure bello e solenne nella sua austera tristezza: due legioni di soldati agguerriti d'ogni terra d'Italia, il battaglione eletto dei Palermitani, una moltitudine d'inermi, stuoli di ragazzi scalzi, di veterani coi capelli grigi e il petto scintillante di medaglie, laceri, infraciditi dalle lunghe pioggie, stremati dalle marce forzate e dalla fame, pensierosi tutti e taciturni come chi porta nell'anima una santa speranza uccisa; ma alla vista del grande caduto d'Aspromonte rialzan tutti insieme la testa e gli gettano l'antico motto: «Roma o mortecon l'alterezza e con l'entusiasmo antico, e gli gridano: Benedetta la tua ferita, o nostro capitano e nostro padre, poichè fu il piombo fraterno a cui t'offristi quello che ruppe, in un colle tue carni, la prima pietra delle mura di Roma!

Guai a chi avesse tolto un capello alla dea del suo culto! Il ferro del figlio d'Aspromonte avrebbe solcato il petto dell'insolente come una lama di fuoco.

Garibaldi dimostrò a Girolamo la sua gratitudine colle stesse parole pronunziate a Prato ad Antonio Martini: «A rivederci a tempi migliori.» E Girolamo Martini rivide due volte il Generale, ma non sappiamo se in tempi migliori; lo rivide a Pisa nel 1862, e a Salò nel 1866 a Pisa ferito al piede dalla palla d'Aspromonte a Salò ferito al cuore per aver dovuto abbandonare il frutto delle sue vittorie conquistato a prezzo di tanto sangue generoso.

Viva il generale Cialdini, vincitore dei Borbonici e dei cafoni al Macerone presso Isernia. Viva il re galantuomo! Prima ingratitudine contro il Liberatore, di cui la serie la palla d'Aspromonte non chiuse. Noi tumultuando urlammo Viva Garibaldi! Rivolemmo ostinatamente l'inno, e l'inno fu cantato e ricantato.

Alla ferita d'Aspromonte aveva risposto gridando: «Non fate fuocoAll'ordine di ritirarsi dal Trentino, aveva risposto: «ObbediscoOh, doppio martirio dell'anima grande! La patria deve più al suo Eroe per quei due sacrifizi, che per le sue cento vittorie. Che il Martini avesse ambedue le volte oneste accoglienze è inutile il dire.

Parola Del Giorno

boraccini

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