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Aggiornato: 26 giugno 2025


Egli feroce, e più che mai possente Or quì rivolge il piè rapido e lieve; E come giunga, d'Ottoman la gente Fia sotto il braccio suo come al sol neve. Folco, sia fermo il cor, ferma la mente, Che de la vostra pena il tempo è breve, E di quel sangue, che per Dio si spande, Io tel rammento, la mercede è grande.

Non prima il Cavalier tenne la voce, Ch'ella di nuovi pianti il sen fa molle, E grida sospirando: ah cor feroce, Pregai cotanto, ed egli udir non volle; Pena de le mie colpe; indi veloce Fuor da gli ampi steccati ella si tolle, E scorge Araspe, e che ciascun sen viene, E che le membra d'Ottoman sostiene.

Dunque a l'orecchia d'Ottoman fien conte Per me novelle di cotanta angoscia? Ch'ogni più gran guerrier di vita è tolto? E che 'l campo disperso in fuga è volto?

Qual felice fia per l'Orïente Alma, o paga degli uman desiri, Che per invidia non divenga ardente, Quando alle tue grandezze ella rimiri? Tu su le voglie d'Ottoman possente ch'ubbidisca del tuo guardo ai giri? che cangi color per tuoi sembianti? che venga di ghiaccio a te davanti?

Tal minacciava; e da la fronte oscura Per gli occhi fiamma sfavillava intorno, Gelidi i capitan d'alta paura A le tende ciascun fa suo ritorno; Quivi, presaga di più rea ventura, La vinta plebe al trapassato giorno Volgea la mente, e tra' più rei martiri Bestemmia d'Ottoman gli empi desiri.

Imperversate? il vostro cor desira Crescer la vita e d'Ottoman gli onori? Fremete in van; vano è lo sdegno e l'ira; Rompe fato di Dio vostri furori; Omai le dure rabbie, omai fornite, Empi, le furie e 'l gran destin sentite.

E rivolto de Turchi al cavaliero Ei così gli dicea lieto in sembianza: Che di' tu d'Ottoman? qual fa pensiero? De la nostra vittoria ha più speranza? Quei risponde: Ottoman superbo, altiero Ne i suoi disdegni e ne i furor s'avanza, E non sa sbigottir: ben la sua gente Sorpresa da timor fassi dolente.

Ei crolla; ed Azamor la man gli porge A sostentarlo, e pur trabocca al piano; Ond'ei si volge ad AMEDEO, che scorge minacciar con la terribil mano: Cotanto nel tuo cor d'orgoglio sorge, Che 'l voler d'Ottoman speri far vano; Non sai, come ogni Turco il sangue spanda Pronto a la morte, ove il signor comanda?

Al fine io seco di sposarmi elessi, Quinci l'immense mie ricchezze offersi, Ed esposi ver lui preghi dimessi, furo i suoi pensier da' miei diversi; Degnommi in somma; ma quei giorni istessi Erano i duci d'Ottoman conversi A l'assalto di Rodi, ond'egli pose Indugio a terminar l'opre amorose.

Fra la barbara turba armi non prese A seguir d'Ottoman gli aspri furori Anima di costui via più cortese, E meno amica d'adunar tesori; tra 'l periglio de le dure imprese Porsero preghi con più studio i cori Per altrui scampo al ciel, fer devoti, Con più frequenza e con più pompa, i voti.

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