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Aggiornato: 26 giugno 2025


Or voi dell'ascoltar fatemi degno, v'incresca raccor quanto ragiono, Securi a pien che io mi conduco e vegno De lo scampo di Rodi a farvi dono. Ch'ei dovesse parlar fecero segno Ambo quei grandi: ed ei soggiunse: io sono In fra ciascun, che de la grazia altiero Sen vada d'Ottoman, forse il primiero.

Mal fortunato lui; non ebbe ingegno Che per cotante prove ei s'accorgesse Com'era il giorno, che 'l divin disdegno Volea, che 'l pregio d'Ottoman cadesse; Qual fiume alpestre, cui frenò sostegno Perchè non fosser le campagne oppresse, Fracassate le macchine tal volta Veggiam precipitar l'onda disciolta;

Tra' coraggiosi, che l'eccelse cime Preser del muro, e vi fermar le piante, Era Dragutto a riguardar sublime, Ne lo stuol d'Ottoman quasi gigante. Costui da sommo il capo a le parti ime Taglia del collo il Tolosano Argante, E sanguinoso in su la terra il lassa; E contra gli altri sovra lui sen passa.

E baciar quelle man che fur possenti Dar percossa di morte al mio signore? Me, me de l'alto Ciel fulmini ardenti, Prima traete a l'infernale orrore; Me, me togliete a l'esecrabii sorte; A voi mi volgo, io d'Ottoman consorte.

Non ti dar pena, e, fin che sparga i rai Dimane il sol per l'universo, aspetta; Che con la morte d'Ottoman vedrai Farsi di tutti voi degna vendetta. Cotal diede risposta. E quando omai Al mezzo del cammin notte s'affretta che cagion di riposarsi porge, Il vecchio Folco da la sedia sorge.

Le stanze 26, 27, 47, 50 a 71, non si leggono nella minore, e quella che nella maggiore è la 72 ed ultima del VII, nell'altra è la 25 del V, e dice con diversa lezione così: Qual su schiera d'augel, che in ripa al fiume Gode bel sol di boreal stagione, Spronato da digiun batte le piume, Con unghia ingorda il peregrin falcone, Tal infra i turchi, oltra l'uman costume, Se stesso avventa l'immortal campione: Feroce, atroce; ma tra furie accensa Su 'l risco Aletto d'Ottoman ripensa.

Viensene al fine, e del soccorso giunge Fama non vana; a' nostri casi indegni Mosse, o Fernando, ed è da noi non lunge Il buon Signor de' Savoiardi regni; Tu, se di vero onor cura ti punge, L'anima infiamma d'animosi sdegni Nei novi assalti; e questo debil muro Fa contra l'armi d'Ottoman securo,

Alla st. 13 dove l'ediz. prima legge trova le piume, la seconda ha invece torna a le piume. Sultana d'Ottoman volta allo scampo Sangario invoca, e gli esecrati incanti; Ei di battaglia a scongiurar sul campo Va i morti corpi, quivi oprar suoi vanti: Surge un estinto nel tracciato campo Degli incantati al suon magici canti; All'annunzio di quello, offre sua vita Per dare al re la bella Irene aita.

Certo a l'orecchie altrui chiara memoria Nel mondo fia, ch'a noi porgendo aita, Rompesse d'Ottoman tanta vittoria, E s'affannasse così nobil vita. Così diss'egli. Ed AMEDEO: la gloria, S'a me pur ne verr

Che possa l'asta d'Ottoman fe' chiaro Asia, dicea, dove ei fermò l'impero, Ove, se regi le provincie armaro, Per loro morte ei più divenne altiero; Or sotto Rodi egli cadr

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