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Aggiornato: 12 giugno 2025


Il prete, col viglietto del prelato, Rugger fece morir quasi d'affanno: sopra un soffá disteso s'è gettato, dicendo. Io vivo per maggior mio danno. Bradamante, che il vede addolorato, chiede se della borsa a parlar stanno. Che borsa? che non borsa? dalla cella disse Rugger fuggita è mia sorella. Fuggita s'è Marfisa! Ipalca manca! la borsa è andata!

Morta di crepacuore per cagion mia, d'affanno e di sgomento per le oppressioni di tutti!

Ebbe pochi istanti d'affanno, pochi sospiri: disse ancora alcune parole rotte; poi le sue mani s'allentarono del tutto; la sua persona fece un moto, come per adagiarsi meglio; e finì quasi addormentandosi in un sonno tranquillo.

così tosto nel silenzio avvolto, Dolce requie d'altrui, sonno l'adombra, Che del caro campion dal corpo sciolto Rapidamente gli s'offerse l'ombra; Rideano i guardi, sfavillava il volto, E l'alma fronte era d'affanno sgombra: Le piaghe, onde sgorgò di sangue un fiume Pareano a rimirar fonte di lume.

dice Aletto; e l'infernal tiranno L'unghie affocate in se rivolve, e i denti, E con atroce, alto anelar d'affanno Cosparge intorno opache nubi ardenti; Cotal divien, che 'n rimirar ne tranno Novo, immenso dolor l'alme dolenti; Ed egli impria per formidabil rabbia A pena infuriato apre le labbia: LVIII

107 Molti a chi fur le mogli o le sorelle o le figlie o le madri da lui morte, non più celando l'animo ribelle, correan per dargli di lor man la morte: e con fatica lo difeser quelle magnanime guerriere e Ruggier forte; che disegnato avean farlo morire d'affanno, di disagio e di martire.

Mi volsi verso la valle, mi piegai su la ringhiera stringendo il ferro freddo tra le dita. Vidi sotto di me un'immensa massa di apparenze confuse, dove non distinsi se non lo scintillio dell'Assoro. Il canto giungeva or or no, secondo l'alito della frescura; e nelle pause si riudiva il suono di quel flauto un po' roco e indefinitamente lontano. Nessuna notte m'era parsa mai tanto piena di dolcezza e d'affanno. Dall'estremo fondo della mia anima irruppe un grido, altissimo se bene non udibile, verso la felicit

Dio! tu qui! esclamò Giusto; e subito gli vennero in mente tutte le cose impossibili: che Cristina, non ne potendo più, avesse svelato la propria passione al babbo; che il genitore, non resistendo alla disperazione di sua figlia, del suo sangue, fosse venuto a chieder scusa del rifiuto, a pregare il grande artista di non lasciargli morir d'affanno la figliuola.

E tacque.... e pianse.... pianse d'amore e d'affanno. L'Elia volse la testa altrove.

R egnar di se medemo e suo giá farsi O h chi potrá giammai sotto 'l tuo giovo? N iun, o se pur gli è, non sa trovarsi. I o quella via, quest'altra cerco e provo, M a che mi val? tu mi travolvi e giri A l'aspro tuo voler, schermo i' trovo. H aggia chi piú s'allunga piú d'affanno. I o piansi giá molt'anni sotto 'l nume E rrando d'una ninfa, onde, per pace R ecarmi, mi privai del suo bel lume.

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