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Aggiornato: 11 giugno 2025


Regnava intorno la gran quiete dei giorni di neve, in cui ogni tono si smorza, ogni eco si spegne, e perfin la voce umana sembra frenare i suoi scatti. Nella camera da letto, seduta a un tavolino, Diana scriveva, interrompendosi di quando in quando per dare un'occhiata a Bebè che dormiva tranquilla nella sua cuna, con le manine ingiunte sul petto e i giocattoli sparsi sulle coperte.

Quando il gallo cantasse a mattutino, Vedreste, o bimbi, un gran giardino a fiori, E tramutato il mondo in Norimberga. Stanotte a mezzanotte, quando spunta La dicembrina luna, Andiam, devoti amici, sulla punta De' piedi a meditar presso una cuna. Nel tenero sorriso De' bimbi che riposano È in terra un luccicar di paradiso.

Raccoglie le pesanti ombre la sera Sovra il giaciglio dove il bimbo posa. Preme nel sonno una tristezza fiera La bocca dolorosa. Soavissima e cara un venìa D’una madre la voce a questa cuna, E, qual canto d’amor, lenta salìa, Trillando, a l’aura bruna; Ed aleggiando per le chete stanze, De la notte fra l’alte ombre perduta, Di sorrisi parlava e di speranze.... Or quella voce è muta.

O voi, che con medicine cercate fuggir la morte, venete a scambiarla con la mia vita; ché, quanto piú chiamo la morte per rimedio de' miei mali, ella da me piú s'allontana. Che sia maladetta l'ora che nacqui, maladetto chi mi pose nella cuna, e maladetto chi mi diede il latte che bevei!

Adesso il grido continuo del piccino era diventato più sottile, e le pupille gli si muovevano come galleggiando dentro gli occhi. Ella rimase in piedi con ambe le mani attaccate alla cuna; aveva una vestaglia scura a righe sanguigne, i capelli scarduffati come da un colpo di vento. Ogni tanto batteva i denti.

LIMOFORO. Chi è questo Cappio? LARDONE. Il servo di Giacomino, l'inventore e l'essecutore di tutte le forfanterie, un che fa veder la luna nel pozzo; e gli fu posto nome Cappio dalla cuna, che durerá finché finirá con un cappio su la forca.

Miei carmi erano amor, prece, e coraggio; E fra le brame ch'esprimeano, v'era Ch'essi alla cuna mia fossero omaggio. Io alla rozza, ma buona alma straniera Del carcerier pingea miei patrii monti, E allor sua faccia apparìa men severa. E m'esultava il sen, quando con pronti Impeti d'amist

La Margherita non ignorava queste consolazioni: che suo padre, conoscendo quanti triboli ingombrano questo breve tragitto dalla cuna alla bara, l'aveva gi

«Resta!... Diventerai Nostra Madonna del Soccorso!... Ci porterai fortuna!... Noi faremo al tuo piccolo una cuna di stracci, e nella tua misera gonna sarai chiara per noi come la luna....» .... Ella rimase. E ritrovò per loro i canti del natìo monte selvaggio. Vibrava in essi il rullo del coraggio, vibrava in essi il rullo del lavoro, qual rombo di guerresco carriaggio.

Pensa che nel dolor giace colei, Ch'a' guerrieri tuoi re diede la cuna, Da te divisa e serva a lo straniero Lei che fu patria al redentor Guerriero! Ben prudente consiglio esser potea Gittar mie carni al fero augel francese, Quand'anco incerto il tuo destin pendea, E tronche a mezzo eran le patrie imprese.

Parola Del Giorno

s'alceste

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