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Aggiornato: 9 maggio 2025
CRIVELLO. Perch'io m'era ritratto in quel portico rincontro, e non me potevan vedere. FLAMMINIO. Come gli vedesti tu? CRIVELLO. Con gli occhi. Credete forse ch'io gli abbi veduti con le gombita? FLAMMINIO. E basciolla? CRIVELLO. Io non so s'ella baciò lui o egli lei; ma io credo che l'un basciassi l'altro. FLAMMINIO. Accostorono il viso l'uno a l'altro tanto che si potessen baciare?
Andarò a trovar Clemenzia che so che m'aspetta in casa; e con essa disporrò quel che abbi da essere della vita mia. CRIVELLO e FLAMMINIO. CRIVELLO. E, se non è cosí, fatemi impicar per la gola; non tanto tagliar la lingua. Vi dico che gli è cosí. FLAMMINIO. Da quanto in qua? CRIVELLO. Quando voi mi mandasti a cercar di lui. FLAMMINIO. Come andò?
Io mi maravigliavo ben, io! Sará pur vero quello ch'io mi pensavo. Orsú! Perdonategli: che volete fare? In ogni modo, questa chiappola d'Isabella non vi volse mai bene. FLAMMINIO. Tu dici il vero. PASQUELLA, CLEMENZIA, FLAMMINIO, LELIA da femina e CRIVELLO. PASQUELLA. Lasciate fare a me: ché gli dirò quanto me avete detto, ché ho inteso. CLEMENZIA. Questo è, messer Flamminio, il vostro Fabio.
Il marchese Palavicino?.... domandò il conte Birago a lui che volgeva il capo e sprigionava il volto dalle pieghe del mantello. Son io, esso rispose, come tu se' il conte Birago, e tu il Crivello, e voi due il Figino e il Torriano.
Iddio mi dia grazia ch'io gli possa far del bene. Che borbotti? che dici, poltrone? non è vero? CRIVELLO. Che volete ch'io dica? Dico di sí, io. Fabio è buono, Fabio è bello, Fabio serve bene, Fabio con voi, Fabio con madonna... Ogni cosa è Fabio; ogni cosa fa Fabio. Ma... FLAMMINIO. Che vuol dir «ma...»? CRIVELLO. ...non sará sempre buona robba. FLAMMINIO. Che dici tu di robba?
Veggio che costei è giá venuta al bacio; e verrá, la prima volta, piú avanti; e trovarommi aver perduta ogni cosa: tal che forza è ch'e' si scuopra la ragia. Voglio andare a trovar Clemenzia di quanto gli par ch'io faccia. Ma ecco Flamminio. CRIVELLO. Scatizza, il padrone mi disse aspettarmi al banco de' Porrini. Vo' dargli questa buona nuova.
Se ne venne per assistere alla sepoltura de' cadaveri del Birago e del Crivello trovati pochi momenti prima. Fermatosi al luogo, vide che i zappatori ascendevano lentamente la montagna portando a stento le salme dei due milanesi.
Poi, come si fu racchetato un po' il bollore episodico, suscitato da quel nome e da quell'idea, Zurione ripigliava: L'occasione però meglio opportuna sarebbe se il signor Luchino morisse. A questa ci si ha da venire senza fallo! ma Dio sa quando!» esclamava Lodovico Crivello. Un buon veleno, eh?» arrischiossi a dire il Ponzone.
Ma, per quel Dio che s'adora, ch'io ti farò dire il vero o t'ammazzarò. Di' sú! Hailo veduto? CRIVELLO. Signor sí. FLAMMINIO. Baciolla? CRIVELLO. Baciârsi. FLAMMINIO. Quante volte? CRIVELLO. Due volte. FLAMMINIO. Ove? CRIVELLO. Nel suo ridotto. FLAMMINIO. Tu menti per la gola. Poco fa, dicesti in su l'uscio. CRIVELLO. Volsi dir vicino all'uscio. FLAMMINIO. Di' il vero! CRIVELLO. Ohi! ohi!
FLAMMINIO. Com'ell'ha aperto l'uscio, entra dentro; e mira se vi è; e chiamami. CRIVELLO. Lasciate fare a me. CLEMENZIA. Che dite, signor Flamminio? FLAMMINIO. Che fai, in casa, del mio ragazzo? CLEMENZIA. Che ragazzo? E tu dove entri, prosuntuoso? vuoi intrare in casa mia per forza? FLAMMINIO. Clemenzia, al corpo della sagrata, intemerata, pura, se tu non mel rendi...
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