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Aggiornato: 9 maggio 2025
FLAMMINIO. Come vedesti? CRIVELLO. Vegliando, con gli occhi aperti, stando a vedere né avendo a far altra cosa che mirare. FLAMMINIO. Se questo è vero, tu m'hai morto. CRIVELLO. Questo è vero. Lo chiamò, se gli accostò, l'abbracciò, lo basciò. Or, se tu vuoi morir, muore. FLAMMINIO. Non è maraviglia che 'l traditor negava di non esservi stato!
Ora attenetemi la promessa o ch'io vi chiamarò in steccato per mancatore. FLAMMINIO. Io non credo che fusse mai al mondo il piú bello inganno di questo. È possibile ch'io sia stato sí cieco ch'io non l'abbi mai conosciuta? CRIVELLO. Chi è stato piú cieco di me che ho voluto mille volte chiarirmene? Che maladetto sia! Oh! ch'io son stato il bel da poco!
Per buon rispetto. LELIA. Orsú, Isabella! Non vi dimenticate di quanto m'avete promesso. ISABELLA. E voi non vi dimenticate di venirmi a vedere. Ascoltate una parola. CRIVELLO. S'io fusse in questa fregágnuola, so che 'l padrone mi perdonarebbe! SCATIZZA. Mangiaresti i polli per te, eh? CRIVELLO. Che ne credi? LELIA. Or volete altro? ISABELLA. Udite un poco. LELIA. Eccomi.
Comincia' gli a dire, acciò che egli mel credesse, di questo suo amorazzo: e fu per crepar di ridere con certi gioveni che eran lí; e voleva pur ch'io gli portasse un bossol d'assafetida; tal che, cosí dileggiato, me ne partii. Or, se 'l padrone il vuole, diemi piú quattrini. CRIVELLO, SCATIZZA, LELIA da ragazzo e ISABELLA.
Abbiate pazienzia fino ch'egli esca fuore. FLAMMINIO. E' nol farebbe Iddio ch'io avessi piú pazienzia. CRIVELLO. Voi guastarete la torta. FLAMMINIO. Io mi guasti. Tic, toc, toc. CLEMENZIA. Chi è? FLAMMINIO. Un tuo amico. Viene un poco giú. CLEMENZIA. Oh! Che volete, messer Flamminio? FLAMMINIO. Apre, ché tel dirò. CLEMENZIA. Aspettate, ch'io scendo.
Il fatto è che bisogna allontanarsi prima che spunti l'alba e senza destare l'attenzione dei ribelli. Se ci vedono faranno cadere su di noi una tale pioggia di palle da fare dei nostri corpi un crivello. E i coccodrilli ci attaccheranno?
CRIVELLO. Oimè! oimè! O seccareccio, altrettanto a me. SCATIZZA. Non ti diss'io che la baciarebbe? CRIVELLO. Or ben ti dico ch'io non vorrei aver guadagnato cento scudi e non aver veduto questo bacio. SCATIZZA. Il veggio. Cosí fusse tócco a me! CRIVELLO. Oh! Che fará il padrone, come egli 'l sappia? SCATIZZA. Oh diavol! Non si vòl dirglielo. ISABELLA. Perdonatemi.
Giunsero finalmente i zappatori, e riconoscendo il marchese Palavicino e mostrando i cadaveri: Penereste assai a ravvisarli, gli dissero, tanto sono sformati; pure questo è il marchese Crivello, questo il conte Birago. Manfredo non rispose e guardò un pezzo i due colleghi morti, poi volse altrove la testa.
CRIVELLO. Io t'ho detto: io 'l vo' dire a Bita, che ti provegga di qualche cittona acciò che tutti a quattro insieme possiam darci buon tempo in questo carnovale. SCATIZZA. Oh! Noi siamo all'ultimo. CRIVELLO. Daremcelo questa quaresima, mentre ch'i padroni saranno alla predica a vagheggiare. Ma sta', ché l'uscio di Gherardo s'apre. Tirate un poco piú qua. SCATIZZA. Perché? CRIVELLO. Oh!
Il Palavicino, il conte Mandello, il conte Birago, il Crivello, il Ferreri ed altri si sparpagliarono infatti tra 'l popolo offerendo e presentando armi ed incuorando tutti a gran voce e promettendo infiniti compensi. Ma il caso non atteso, ma la vista di tanti armati, ma il timore che la citt
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