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Aggiornato: 19 ottobre 2025
Sì fatte note egli formava ancora Ch'un duce venne, e ne venia con pena, Sì da la testa, ove il bel crin s'indora Bagna le guancie sue sanguigna vena, E turbato Alderan diceva allora: L'oscura faccia ch'esser suol serena Oggi a mal giudicar forse m'adduce? Dimmi: sei tu de' Cesarini il duce?
Imperocchè dopo tutto ci son pure delle care e belle donnine, che hanno una brutta calligrafia e che suggellano le lettere coll'ostia. Il giovine aperse tra rassegnato e curioso quella che gli mandava per allora il destino. Essa incominciava «illustrissimo signor Riberti» che gli fece di scoppio «rizzar le chiome sul crin», come cantò elegantemente un poeta di mia conoscenza.
Comincia il XXIV Capitolo In quella parte del giovinetto anno Ch'el sole i crin sotto l'acquario tempra E gi
Ben fu felice vostro alto destino, poi che vena vi die' tanto feconda, che 'l santo Apollo il vostro dir seconda più ch'ei non fece al suo diletto Lino. Il coro de le Muse a capo chino lieto v'onora, e 'l bel crin vi circonda di vaghi fiori e d'odorata fronda: perchè ragion è ben s'a voi m'inchino.
In ogni atto e costume, Gentil, soave ell'era; Più bella ancor la sera, Quando, disciolto il crin, Della lucerna al lume, Con agil man seguiva La pulce che fuggiva Dal niveo petto al lin. Rivedo e bacio alfine Le cifre desïate, Le note profumate Che la sua man vergò; Fra i monti e le colline Fra i boschi e i laghi errante, Al suo lontano amante Clarina ancor pensò.
47 Mill'occhi in capo avea senza palpèbre; non può serrarli, e non credo che dorma: non men che gli occhi, avea l'orecchie crebre; avea in loco de crin serpi a gran torma. Fuor de le diaboliche tenèbre nel mondo uscì la spaventevol forma. Un fiero e maggior serpe ha per la coda, che pel petto si gira e che l'annoda.
Ell’era noncurante ed io geloso, Ferocemente, ineluttabilmente, Del suo crin rilucente, De la sua bocca e del suo sen velato, Del suo riso festoso!... M’abbandonò.
Ella pareva un sogno di poeta; Vestìa sempre di bianco, e avea nel viso La calma d’una sfinge d’oriente. Le cadea sino ai fianchi il crin di seta; Trillava un canto nel suo breve riso, Era di statua il bel corpo indolente. Amò
60 Oh Dio, che disse e fece, poi che sola si ritrovò nel suo fidato letto! percosse il seno, e si stracciò la stola, e fece all'aureo crin danno e dispetto; ripetendo sovente la parola ch'Ariodante avea in estremo detto: che la cagion del suo caso empio e tristo tutta venìa per aver troppo visto. 61 Il rumor scorse di costui per tutto, che per dolor s'avea dato la morte.
Ed elli a me: <<Vano pensiero aduni: la sconoscente vita che i fe' sozzi ad ogne conoscenza or li fa bruni. In etterno verranno a li due cozzi: questi resurgeranno del sepulcro col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi. Mal dare e mal tener lo mondo pulcro ha tolto loro, e posti a questa zuffa: qual ella sia, parole non ci appulcro.
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