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Aggiornato: 27 maggio 2025
2 Per ogni altra cagion ch'allontanato contra la voglia d'essa se ne fusse, ancor ch'avesse più tesor sperato che Creso o Crasso insieme non ridusse, io crederia con voi, che penetrato non fosse al cor lo stral che lo percusse; ch'un almo gaudio, un così gran contento non potrebbe comprare oro né argento.
Non c'è bisogno d'essere un Creso per parlare come io faccio, e tutti i tesori del famoso re di Lidia non varrebbero la posta che il più meschino degli uomini potrebbe giuocare. Ella che è stato in India, signore (Lorenzo non diceva mai signor conte) conoscer
Pure non una di queste monete così famigliari oramai all'intelletto di Eugenio era uscita dalle saccoccie di Nababbo o di Creso a confortare colla riconoscenza la paziente meditazione del povero artista.
Quest'era per Rugger poca sciagura a petto quella che gli dá Marfisa, la qual va rovesciando ogni misura pe' suoi capricci, e spende in una guisa da far venire a Creso la paura; e compra e vende, e il fratel non avvisa, e cambia fogge e vestiti ogni giorno; sembra il mercato ov'ella fa soggiorno.
La villa appartiene oggi al Principe Demidoff. Questo Creso russo la trasforma in un museo napoleonico. Essa diverr
Quell'impiego, con tutti i guadagni diretti e indiretti che procurava, era quasi la ricchezza verso cui egli anelava cotanto, era se non l'effettuazione medesima dei suoi sogni di Creso, il mezzo facile e sicuro per avvicinarsi ad essa, per ottenerla.
Trascorse il primo giorno in vane fantasticherie; alla notte egli aveva passato in rassegna tutte le cose riducibili ad una lira. Una lira! era un poema, e tuttavia Nababbo e Creso ne avevano avuto assai più; e se n'erano vissuti senza comprenderne l'importanza; e certamente nessuno mai poteva vantarsi d'averne analizzato così a fondo le virtù.
Questo artista, allora ricercato in tutta Europa, giunto a una gloria, che pochi hanno eguagliato nel nostro tempo, avea un grande studio in Napoli, nel palazzo del Creso americano: uno studio sontuoso, composto di tre grandi sale, ch'egli stesso gli avea fatto addobbare con sfarzi orientali. E il pittore stava eseguendo due quadri per il banchiere.
Eugenio che finalmente respirava, ricevette con compunzione le due benedizioni, storpiò un'altra volta il confiteor, e se ne uscì col suo tesoro nel pugno, più ricco di Creso e di Nababbo. Egli ci raccontò quest'avventura scherzando, e noi stessi ne ridemmo di cuore; anche ora pensandoci io ne sorrido.
Che farebbeno eglino costoro se gli promettesse la ricchezza di Creso, ovvero quella di Alessandro molto maggiore, che fu portata da quaranta mila muli, se noi crediamo a Quinto Curzio, ovvero a Plutarco, che disse: con dieci mila muli e cinque mila cameli, basta che dia a questa feccia d'uomini tanti piaceri, quanti non ebbe mai nè Sardanapalo, nè Sandiride, nè Stratone?
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