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Aggiornato: 14 giugno 2025
Fra i tronchi e i cespugli si vedevano errare le figure eroiche e chimeriche di Achim von Arnim, e a notte ammiccavano le creature grottesche di Hoffmann. Dagli invisibili campi remoti giungevano velati gli squilli del Corno meraviglioso del fanciullo.
Or non più, non più voglio idolatrìa, Supremamente amar voglio te solo, Benchè ogni fido tuo caro a me sia. Ma perdona se pure infra lo stuolo Delle tue creature predilette Una più ch'altre sulla terra io colo. Ella a fere calunnie non credette, E mi difese da' nemici miei! Ella a ben far tutti i suoi passi mette, Ella è mia guida, il nostro Sol tu sei! Et benedictae reliquiae tuae!
Ed Iago solo col ritratto dei suoi guadagni, per cui aveva un peculietto, provvide al sostentamento proprio e delle care creature, sperando di giorno in giorno che il padrone, ottenuta giustizia, sarebbe ritornato alla casetta di campagna, dove aveva lasciato il fedel contadino depositario del segreto nascondiglio di Amalia e di Giovanni.
Il Gesuita! il Gesuita! altra anomalia umana per la quale si diede il nome del Cristo alla più prava, alla più schifosa delle creature il Gesuita.
Egli lo sapeva finalmente, e stava con fanciullesca cura a pronunziarlo, non come si fa a Genova, ma scandendolo in tre sillabe: Lu-i-sa, e sibilando un tal poco l'esse, alla maniera toscana. E' non era un nome strano, di quelli che certi capi scarichi impongono alle bambine, per dare importanza di eroine da romanzo o da dramma alle loro creature grame.
Ecco, si sono posati, senta come ciarlano! sembrano dire: «Noi siamo le creature più felici della terra...» Ed i nostri viaggi circolari sono i più economici ed i più spediti. L'aggiunta scherzosa del dottore fece ridere la bella, la quale uscì a dire con un vezzo infantile: E perchè no?
Questi non si vogliono partire del campo della bactaglia per tornare a casa per la gonnella, cioè per la gonnella propria, che egli lassò, del piacere piú a le creature e temere piú loro che me Creatore suo; anco con dilecto sta nella bactaglia, pieno e inebriato del sangue di Cristo crocifixo.
E fu ancora Ercole che rispose; la sorella taceva e mi guardava, e pareva non avere inteso la mia domanda. In questa una voce rauca chiamò dalle scuderie. Ercole prese per mano la sorellina; e questa si lasciò condurre come cosa inanimata, ma senza staccare tuttavia gli occhi da me, e salutandomi colla mano. Povere creature! Il cocchiere mi udì. Povere creature davvero, interruppe.
Adesso ne pagava tremila delle lire?... ne avrebbe anche pagate trecentomila!... Era stufo di piegar la schiena, di servire, di tremar sempre, di far la bestia, di non essere padrone di niente, nemmeno dei suoi figli, delle sue creature, del suo sangue!
Il vostro rispetto è freddezza, è sarcasmo. Sapete che odio questa battaglia di freccie avvelenate. Signora Lieti, perdonatemi, se vi ho irritata. Non mi avete irritata, mi avete addolorata. E da quando in qua voi soffrite, signora? Ah il dolore è delle più trionfanti creature, sappiatelo! ella disse, battendo le palpebre per diradare le sue lacrime. Giovanni Serra tacque.
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