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In tanta rèssa di cortigiani! notò l'Adelantado. Sar

Il padre Agapito, il padre Restituto, ed altri suoi cortigiani, che si erano accompagnati subito a lui, sperando di veder tornare il biondo nepote, dovettero assistere all'assopimento dello zio. Quando ritornarono all'aperto, videro il priore che si allontanava dall'altra parte del chiostro, col serafino a fianco.

Giunto al capo della scala gli si parò dinanzi il Re, che scortato da molti cortigiani veniva a visitare il ferito, onde súbito facendoseli incontro gli disse: «Messere lo Re, avete fatto il viaggio invano.» «Perchè questo, Conte Rinaldo? come sta il ferito? «È spirato.» «Spirato! Era la piaga così mortale che non gli abbia lasciato un'ora di vita

Ai tempi nostri non meno feudali di quelli, più potenti i signori, più numerosi i birri, e più servili e prostituiti i satelliti, benchè i bravi, si chiamino Pubbliche Sicurezze e i signori, Re o Imperatore credo si stia in peggiori condizioni, essendo gli ultimi più potenti dei primi e con una sequela di legali cortigiani, sempre pronti a sancire colla maggioranza dei loro voti ogni più turpe mercato delle genti o delle loro sostanze.

Ma l'Italia? Era essa condannata a seguire, quasi satellite, i fati di Francia? Non poteva un popolo di ventisei milioni, ridesto a coscienza di libera vita dalle giornate di Milano e dalle eroiche difese di Venezia e Roma, raccogliere l'iniziativa tradita altrove? Padrone del proprio suolo e del proprio avvenire nel 1848, quel popolo non era caduto se non perchè aveva ceduto la direzione delle proprie forze e del moto a mani d'inetti e di tristi, a principi e cortigiani. Bisognava insegnargli che non esistono capi per diritto di nascita o di ricchezza: che soli capi legittimi d'una rivoluzione sono gli uomini che hanno più combattuto per essa: che un popolo non deve mai rinunziare al proprio diritto d'iniziativa, confidar ciecamente, allontanarsi dall'arena, dire a stesso: altri far

«Suonate a raccoltavociò il capitano, quando fu tutto compìto, rompendo il silenzio prodotto dall'orrore che ingombrava gli animi de' soldati non assueti ad assistere a tali giustizie e molto meno ad aver parte in esse. E certo se non ci fosse stato quel ventiquattruplicamento di ferocia, di ardimento e di disciplina cagionato dalla vergata della fata Scarabocchiona, non avrebbero avuto animo di obbedire al capo loro, per quanto caro l'avessero. Lo squadrone si riformò in ordine di marcia, discese dalla montagnuola e ripassò felicemente la frontiera mezz'ora prima che i tre Reggimenti antiboini giungessero sul luogo del supplizio, ed esterrefatti e raccapricciando riconoscessero e disimpiccassero i tre cadaveri regi che facevano il penzolo. Non sapevano spiegarsi la cosa; cominciarono a capirla dopo interrogati i cortigiani legati ed asserragliati nella bettola del Gallo d'oro: ma capacitarsene proprio, non sapevano! Intanto i dragoni scaricabarilesi corsero a spron battuto fino alla prima piazza forte della patria loro. giunto, il capitano Sennacheribbo si presentò al comandante e si costituì prigioniero dopo avergli narrato minutamente e particolareggiatamente l'impresa condotta a termine. Il povero comandante strabiliò, spaventato delle conseguenze che il triplice regicidio porterebbe e pel capitano e pel paese; suggerì dapprima a questo di fuggire. «Fingerò di non averla visto! si salvi dove e come può». Ma, rifiutando Sennacheribbo di sottrarsi alla responsabilit

Francesco I imperatore era d'aspetto così pacato, che sembrava impassibile, e l'imperio che aveva di stesso facealo parere mite e dolce. Egli è severo, diceano di lui i cortigiani, ma non iroso; e s'ei punisce, il fa per giustizia, e non per passione. La presenza del vecchio padre del Confalonieri turbò tuttavia quella serenit

Poco si passò che s'ammalò il signor ambasciatore gravemente e non gli fu possibile di andare all'udienza; crescendo il male, fece chiamare uno dei principali cortigiani di S. M. al quale disse: Giacchè così piace al signor Iddio di chiamarmi ad altra vita, e che non posso pienamente adempire la volont

Era a cavallo, seguito da una turba di cortigiani a piedi, uno dei quali sorreggeva sopra il suo capo un enorme parasole. Arrivato a pochi passi dall'Ambasciatore, si fermò; una parte del suo seguito chiuse il quadrato; gli altri gli rimasero intorno. Il cerimoniere del bastone gridò ad alta voce: L'Ambasciatore d'Italia!

E l'hallali risuonava nelle foreste! L'hallali! Ove si apprende: che tutto è bene ciò che riesce bene. La principessa Bianca, dicevano i cortigiani, è una Minerva, come se ne veggono ancora le statue nei Musei. Suo padre l'aveva chiamata Diana. Forse, ei sarebbe restato più nel vero se la si fosse addimandata una Venere contadina!¹ ¹ Non vi pare d'intravedere qui la regina Cristina di Spagna?