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Aggiornato: 19 maggio 2025


Giunto al capo della scala gli si parò dinanzi il Re, che scortato da molti cortigiani veniva a visitare il ferito, onde súbito facendoseli incontro gli disse: «Messere lo Re, avete fatto il viaggio invano.» «Perchè questo, Conte Rinaldo? come sta il ferito? «È spirato.» «Spirato! Era la piaga così mortale che non gli abbia lasciato un'ora di vita

Verso il cader del giorno li fecero scendere a terra pesantemente incatenati, e fattili entrare dal portone nella Fortezza, li chiusero separatamente in certe casematte sotto i baluardi del Maresciallo, attendendo il mattino per sacrificarli appena Gian Giacomo avesse abbandonato il Castello. Tra que' prigionieri trovavasi Falco, che per sottrarre il cadavere di Gabriele dal furore dei nemici cadde, come narrammo, stordito da un colpo sul cranio, e fu facile preda ai Ducali, che vedutolo inerme ed annodato inferocirono a lungo contro di lui coi fatti e le parole: ma quel guerriero Montanaro, d'animo quanto ardito altrettanto vigoroso e fiero, tutto sostenne con eroica fermezza: e mai un sospiro uscì dal profondo del suo petto, se non quando, tratto dalle navi a terra, passò, stretto in catene, sotto la volta del portone del Castello di Musso che aveva quasi sempre varcato tornando vincitore di quegli stessi che lo trascinavano a morte. Un soldato che Gian Giacomo teneva presso di se come servo, uomo per indole curioso e indagatore, vedendo dal Forte un movimento giù abbasso d'uomini d'armi Ducali dalle navi al Castello, di cui in quell'ora quasi tenebrosa non appariva la causa, s'adombrò d'alcuna trama, e uscito dalla porta, slisciò pian piano lungo le mura, evitando i Grigioni, sino in fondo della Fortezza, ove appiattatosi vide condur dentro i prigionieri Mussiani, e fra essi riconobbe distintamente Falco: ciò scoperto, si rivolse, e su su rientrò nel Forte. S'ignora s'egli palesasse la cosa a Gian Giacomo, e caso che gliene avesse fatto racconto, non si saprebbe comprendere per quali motivi quel Condottiero rimanesse inoperoso, e non tentasse strada alcuna onde salvare la vita a' suoi guerrieri facendoseli ridonare dal Vestarino. Ciò che è certo si è che trascorsa d'assai la mezzanotte, lo stesso soldato battè all'uscio della camera di Orsola chiamandola istantemente, e venuta questa donna ad aprirgli, le narrò a bassa voce che il marito di lei si trovava in quel medesimo Castello in mano dei Ducali. Orsola fu per isvenire a tale notizia, e appena riebbe la parola, pregò ardentemente quel soldato la guidasse tosto al luogo ove stavano i prigionieri, che avrebbe implorato dalla piet

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