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Aggiornato: 4 luglio 2025


Talamone, uno dei più bei porti della costa Tirrena, è situato tra il monte Argentaro e l'isola d'Elba, coronato di belle colline coperte di macchie, cioè deserte.

La Nencia e Vendifumo abitavano pure in quei caseggiati. Una notte, mentre Lucertolo, libero dal servizio, dormiva la grossa, contento della scoperta che aveva coronato i suoi sforzi e alla vigilia di partire alla volta di Pisa ad ottenere la liberazione di Nello, la Nencia e il suo compare, che covavano da lungo tempo il loro disegno, decisero di mandarlo ad effetto.

A' suoi occhi era quella una specie di complotto, che metteva in pericolo il governo, la religione, e più ancora il compimento dell'edifizio processuale da lui con tanta fatica innalzato, e che doveva essere coronato con due capi recisi.

Così si trovava ora di nuovo in Europa un Imperatore coronato dal Pontefice vicario di Dio, il quale, di fronte all'Italia e a Roma, prendeva l'attitudine che avevano avuto gli antichi Imperatori germanici. Egli s'incoronò con la corona di ferro dei Longobardi.

Resta soltanto la gabbia di una scalea, poggiata su colonne di tufo che conduce al piano superiore: come la porta vicina della vecchia cappella, essa mostra il passaggio dal gotico al rinascimento. Le cinque torri rotonde racchiudono in maniera imponente l'edificio e sembrano sorreggerlo e tenerlo insieme come poderose colonne. In alto, un ballatoio coronato di merli, le unisce fra loro.

Quindi, al gran del Natale 799, assistendo Carlomagno coi due figli suoi Carlo il primogenito e Pipino re d'Italia alla messa, il papa, finita questa, rivolgevasi al re, gli metteva in capo una corona, e gridava, gridando il popolo tre volte con lui: «A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore, vita e vittoria»; poi, secondo alcuni, ungeva Carlomagno, e Carlo il giovane designatogli successore.

«Rogiero, il Trovatore canta spesso su l'arpa, che amore può molto più che noi non possiamo; non è la prima volta che la bellezza e il potere hanno coronato il valore; vi ha spazio ampio tra due amanti, che il buon cavaliere non possa percorrerlo con la spada

<<Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore>>, comincia' io per voler esser certo di quella fede che vince ogne errore: <<uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?>>. E quei che 'ntese il mio parlar coverto, rispuose: <<Io era nuovo in questo stato, quando ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato.

E vi divertono forse le loro lampade, che sussultan, la sera, sui loro pranzi avari dal condimento di odio?... Son lampade innocenti, che bagnano di luce facce usuraie, rotonde come marenghi, tutte segnate d'un conio invariabile da un coronato Imbecille!... O lampade innocenti sulle mense dei ricchi, poveri raggi rapiti agl'inutili Prometei!... incatenate stelle, piangenti alle finestre!...

«L'Amore! l'Amore in questo quadro non è un giovinetto nume, radioso e ridente, coronato di rose e di passione. No. L'Amore è una figura austera, e triste, e solitaria... Oh, caro Selvaggio, io so quanto triste, e quanto solitario tu sei! «Ma tu comprendimi e perdona! E di' addio. Addio a Nancy». E il Selvaggio comprese. E perdonò. E disse addio a Nancy.

Parola Del Giorno

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