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Aggiornato: 21 giugno 2025
Primo dei primi.... lo ha detto egli stesso, esclama la donna grossa, indispettita dalle risa e dalle maligne esclamazioni dei circostanti. L'Inglese che ha prestato orecchio a quelle ciarle, consulta l'elenco dei personaggi e degli attori, poi volgendosi a me: quella signora s'incanna, mi dice non trovate in lipretto Cane e Gatta, ma Napoleone Moriani.
Vietò ai candidati di rimanere a Venezia durante le elezioni delle cariche generalizie, e nel periodo di tempo immediatamente anteriore, ed in luogo dei piani di prova commise al Savio alla scrittura di compilare delle apposite note personali, da produrre alla Consulta al caso di ciascuna vacanza.
Fra gli strazi dei prigionieri, le lagrime delle famiglie, le perfidie dei giudici, giunse, dopo un anno, il giorno del giudizio definitivo. Il 16 ottobre 1868 si riuniva nella gran sala del palazzo Innocenziano di Monte Citorio il supremo tribunale della Sacra Consulta per giudicare la gran causa di Lesa Maest
La signora lo presentò al cardinale, come l'avvocato che aveva strenuamente difesi i due condannati a morte dalla Sacra Consulta, poi espose con tutto il calore la domanda, ch'essa medesima gli faceva in nome di lui.
Vive antipatie sorsero tra il Melzi, vicepresidente di quella, e il Guicciardi, sí che questi lasciò l'ufficio passando il 31 maggio a far parte della Consulta di Stato, la quale alla formazione del Regno italico costituí poi la prima sezione del Consiglio di Stato.
Un giorno le fu indicato il palazzo di monsignor Pagni, siccome quello d'uno dei membri più potenti della Sacra Consulta, del supremo tribunale, dal quale dipendeva la causa di suo marito. Ed essa, poveretta, salì anche quelle scale, e chiese di monsignore. Dapprima le fu negato l'ingresso, ma insistè e pianse tanto, che il suo nome fu annunziato al prelato.
Quei dodici prelati, giudici del Supremo Tribunale della Sacra Consulta, scelti fra quanto vi è di più freddo, inesorabile nella curia romana per giudicare le cause di Stato, avvezzi da lunga mano a dettare le sentenze di morte, sordi ad ogni sentimento di piet
E tutti, e più di tutti le «dame della consulta» ripetevano spesso questa affermazione dinanzi alla Castelguelfo, e coll'aria, certe volte, di volerla quasi compiangere, come un fiasco patito; e ciò mentre il Damonte non aveva più tosse; e Scipio Spinola cessava di arrossire.
L'usciere avvertì il prelato che il Supremo Tribunale si stava raccogliendo nella gran sala. Una seduta della Sacra Consulta. Tutti erano al loro posto: i dodici giudici in sottana paonazza sui loro scanni, e fra essi il presidente in seggio più elevato; monsignor relatore alla sua tribuna, il procuratore del fisco al suo scanno, e dirimpetto a lui il difensore, l'avvocato Leoni.
Essa mi ha ingannato! ripetè Curzio con maggior forza. Ella sapeva che io non avrei accettata la mia salvezza che ad un patto, e questo era che con me sarebbero salvi i miei compagni Monti e Tognetti. Come ha essa mantenute le sue promesse? Monti e Tognetti languono tuttora nelle Carceri Nove; dipendono sempre dal sanguinario tribunale della Sacra Consulta, e sulle loro teste sta sospeso il ferro della ghigliottina! E poteva io intanto starmene in sicurezza, sano e salvo, al di l
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