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Aggiornato: 26 giugno 2025
Alfredo non sapeva che dire, tanto il linguaggio della maschera lo sorprendeva altamente. Giovane capitano, la maschera continuò, ora che conoscete con qual'arme io intenda di battermi, sul che non mi potete contradire, è giusto che io vi dica il mio nome. Qualunque idea di straordinaria visione cessò in Alfredo alla curiosit
Si` com'io fui, com'io dovea, seco, dissemi: <<Frate, perche' non t'attenti a domandarmi omai venendo meco?>>. Come a color che troppo reverenti dinanzi a suo maggior parlando sono, che non traggon la voce viva ai denti. avvenne a me, che sanza intero suono incominciai: <<Madonna, mia bisogna voi conoscete, e cio` ch'ad essa e` buono>>.
Heu quantum mutatus ab illo! esclamò il Farinaccio porgendogli la mano, che l'altro strinse affettuosamente dicendo: Ed ora che conoscete la mia miseria... ora che la mia sciagura vi sforza al pianto, mi lascerete voi andar via disperato?
Voglio prima domandare. Se è lei, non bisogna comprometterla. Tu sei qui.... Sarebbe una indelicatezza da parte mia il farla entrare. Bianca Francesco Carlo Lei! Bianca Francesco Ma ora, mia adorabile incognita, non sono solo. È qui con me un mio amico. Voi conoscete la mia discrezione, e debbo rassegnarmi a non aprirvi le porte di quel paradiso che sapete. Carlo Bianca Carlo Francesco
Tornando, ivi a pochi mesi, la giovane e trovando che 'l suo amante amava altri e da quella tale egli era poco amato, per fargli servizio, abbandonò la casa, suo padre e pose in pericolo l'onore; e, vestita da famiglio, s'acconciò con quel suo amante per servitore. FLAMMINIO. È accaduto in Modena questo caso? CLEMENZIA. E voi conoscete l'uno e l'altro.
Non potevate certo immaginarli ispirati da un'altra; mi conoscete oramai da tanto tempo e se anche nella mia selvatichezza rifuggo dal parlarvi di me, tuttavia dovevate sentirlo che per me non c'era al mondo altra donna, fuori di voi. Io stesso, io che vi supplico invano di una buona parola, non oso sperare di essere amato da voi, ma sono certo che non amate altri. Lasciatemi andare.
Dopo la morte di mia madre fui messa in un educandato francese nei dintorni di Parigi, e vi rimasi fin verso i quindici anni. Era una specie di clausura, fredda e severa, dalla quale ogni giorno più sentivo il bisogno di evadere. Quando feci ritorno al Castello, mio padre, assorto nella politica, non poteva occuparsi della mia educazione. Lord W., mio padre, apparteneva ad una famiglia di antichi immigrati; portava il nome d’una vecchia gente normanna che passò il Canale non saprei dire in qual secolo. Certo il nome che voi conoscete non è il mio. Per questa sua fedelt
Non la conoscete? Ma che: l'avrete vista cento volte a spasso per via Roma, con l'ombrellino giallognolo guernito in pizzo di Venezia, o nelle poltrone del Politeama, sorridente sotto un gran cappellone d'una forma singolare, che a lei sola sta bene tanto e non può essere portato che da lei.
Rimasi maravigliato de' suoi discorsi!... Passammo in giardino, e quivi mi rinnovò la lezione, mostrandomi tutto quello che io ignorava delle bellezze delle piante. Quivi, credendo opportuno di svelare finalmente qualche cognizione, le dissi: Sono sicuro che conoscete il linguaggio dei fiori. Lo conosco, mi rispose, ma lo trovo puerile. E perchè?
Or via, un abbraccio... non piangete così... voi non conoscete s'egli sia l'estremo. Dio solo lo sa.» Poi si sciolse dagli amplessi loro, parlando a Giovanni di Procida: «Abbilo fermo, a Manfredonia; nè finchè giunganti galere di Catalogna, o di Grecia, nè per minaccia, nè per prego....»
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