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Aggiornato: 12 giugno 2025


La qual parte io manifestamente confesso ch'io non intendo: e perciò in questa sarò piú recitatore de' sentimenti altrui che esponitore de' miei.

E allorchè, incespicando dapprima nelle prime frasi, poi con veemenza, egli le confessò il suo amore, l'orgoglio di darle il suo nome, Nicla rispose: Lo sapevo. Crede che saremo felici? Ah signorina! esclamò Gigi. Non mi respinge, dunque? No, disse Nicla semplicemente. Sento che lei mi ama davvero! Allora, parlo con la mamma e col pap

FILIGENIO. voi sapete quello che voglio rispondere. Non meritava questo l'amor che vi ho portato; e v'ho stimato gen- tiluomo, vi diedi cagion mai di dolervi di me, ma servirvi di quanto ho potuto. ALESSANDRO. Confesso aver ricevuto da voi molti favori, e confesso parimente non averli riservíti non per mancamento d'animo, ma d'occasione.

Non mi nascondi nulla, in fondo all'anima? Dopo un istante di lotta interiore, egli confessò: , ti ho nascosto qualche cosa.... Non sono stato sincero.

Confesso che mi sembrò un bel giovinotto; non stetti a badare che era troppo lungo, troppo miope, troppo dinoccolato, troppo frivolo, e lo trovai elegante e disinvolto, un po' indolente, ma garbato.

Da giovinetto, dopo le ruine di Roma, nulla mi commosse quanto quegli scherzi naturali che vi gettano nell'animo un indescrivibile piacimento ed un'ammirazione somma, e nella fortuna che io ebbi di veder tanta parte di mondo, confesso esser stato più colpito alla vista dello stretto di Messina che di qualunque altro.

E confesso che non potevo trattenermi dal ridere vedendo, come vidi spesso, un viso straordinariamente grave, il mazzetto, e la rimboccatura, sur una sola persona. Ritornato sulla sinistra del Tamigi, girai per le strade principali, colla mia brava pianta in mano senza aver bisogno di chieder nulla a nessuno.

Lo dovetti tradire molto, per molto tempo, con una feroce ostinazione, con uno scandalo pubblico, perchè egli mi lasciasse stare. Nulla vi è più, fra noi, da tre anni. Eppure, quando mi incontra, egli mi guarda con quei suoi occhi così dolci, così facilmente velati di lacrime e così infinitamente tristi, che mi hanno mistificata, e la cui singolare espressione, lo confesso, non so donde venga.

E confesso che in questo caso sono anzi stati assai discreti a non scrivere addirittura un VON BOCCACCIO. Ma qui non son sicuro del fatto mio, cioè non son sicuro che in qualche pergamena non esista la forma Di Boccaccio; e però questo rilievo non vuol essere tanto una condanna all'editore di Lipsia quanto un dubbio rispettosamente rivolto agli scienziati storici della letteratura italiana.

Tre, rimaste tutte senza risposta. Confesso, soggiunse Gino, che non erano liete; confesso che esponevano al signor Guerri una condizione di cose molto difficile per tutti, e che forse perciò era da argomentare che la famiglia Guerri volesse lasciare a me tutto il carico di una risoluzione incresciosa. Cionondimeno, e persuaso gi

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