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Aggiornato: 25 giugno 2025
Un tremito impercettibile le correva lungo le mani bianche e nervose, che a un tratto s'afferrarono alla molle sottana azzurrina, convulsamente, e se ne empirono, come se volessero strapparla... Gli occhi arrossati della vecchia peccatrice cercarono di spiare tra quel soggolo e quella cornetta. Gli urli ricominciavano. Alla scelta! Alla scelta! Disse Cocotte: Tocca a me. Scelgo io.
Ciò che bolliva nella sua anima di cocotte francese, basta accennarlo per farlo capire. Perchè mi dici queste ingiurie? balbettò. Che cosa ti ho fatto? Che cosa mi hai fatto? Tu hai tanta fronte di domandarmelo? Chi è che è uscito anche stamattina all'alba da queste camere? Nessuno rispose franca Nan
Carlo Piacente, graziosa, elegante? Francesco Oh, quanto a questo, è insuperabile! Un bocconcino, amico mio! Ma,... basta.... Carlo Con le tue reticenze, mi dai sui nervi. Fuori, fuori i particolari. Francesco Sei un bel tipo. Non ti credere che si tratti d’una crestaina o d’una cocotte qualunque! Carlo Ah no! E di chi si tratta? Francesco
E a una a una, curiosamente, squadrò le altre monache rimaste mute anch'esse e immobili. Nessuna di loro sostenne quello sguardo sfacciato: le suore abbassarono gli occhi, rabbrividendo. Dunque rimarrete con noi, non è vero? disse la bionda Onoratissime! Rispondi! urlò un'altra alla superiora Rispondi a Cocotte! Allora la superiora rispose: Sì. Nove di noi. Le sceglierete voi stesse.
Oh, io non mi lascio pigliare! Non appena, nel cervello del marchesino Sappia, fu entrata l'idea, che parlando all'amico di quella gran cocotte di Parigi, il proprio prestigio di uomo di mondo ne sarebbe ingrandito di cento palmi, cominciò a lodare e a magnificare Nan
Il barman discorreva con i clienti ch’erano seduti su alti sgabelli, contro il suo banco; numerava l’incasso, verificando i sigari venduti. Un’altra cocotte si congiunse alla prima. E questa comandò al barman un’ala di pollo freddo. Era il tocco; la Francia dormiva; Lord Pepe fece l’ultima carambola. Basta, Lord Pepe. Ho perduto e basta.
L'amicizia, la stima ch'egli professava a Maria erano sincere e vivissime, e perciò non poteva perdonare al duca d'Eleda di posporre tutte le virtù e i pregi inestimabili di sua moglie ad una cocotte, con tutti i quarti, ma sempre cocotte.
Cocotte le mise la mano sulla spalla, si volse alle compagne e annunziò: Io scelgo questa.
Stese la mano: prese il mento della suora tra pollice ed indice e lentamente le sollevò la testa. Un viso quasi ancora infantile, una pallida faccia di giovinetta si coperse subitamente di luce. Due grandi occhi cilestrini s'affisarono sulla reclusa, ansiosi e sbigottiti. Ma guarda! fece Cocotte È carina!... E come ti chiamano? La suora balbettò: Suora Vittoria.
Io ho sempre rispettato la mia casa, come il mio luogo di studio, di raccoglimento, e non c'è treccia nè finta nè vera di cocotte che possa vantarsi di averla appestata di muschio. Prima di tutto il muschio non usa più, in secondo luogo le cocotte non si profumano le treccie, ma la biancheria, e finalmente quella che aspetto non è una cocotte. Sì, conosco le tue duchesse!
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